Cosa dobbiamo fare? Dovete essere misericordiosi.
Cosa dobbiamo fare? Dovete essere misericordiosi.

Cosa dobbiamo fare? Dovete essere misericordiosi.

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

(Lc 3, 10-18)

Che cosa dobbiamo fare? Non è la prima volta che trovo sta frase, eh Gesù… solo che mi pare che di solito la gente te lo viene a chiedere a te. Ora, vabbè, capisco che siamo in avvento quindi tu ancora non sei nato, però certo che chiamare Maestro Giovanni… confonderlo così con te… Che poi mi fanno ridere questi delle folle, Gesù. Mi fanno ridere perché qua Luca dice che ti aspettavano, no? E allora però se ti aspettavano, perché quando sei arrivato nessuno ti credeva il figlio di Dio? E fino alla fine in pochi ti hanno creduto? Pronti a credere che lo fosse uno qualunque così che, per carità, un sant’uomo, però cosa aveva fatto? Parlava bene? Si era messo al centro di un fiume e metteva acqua in testa alle persone? Perché lui sì e tu no? Io ste folle non le capirò mai!

Però, sai cosa penso? Che in fondo non credo che se tu arrivassi oggi, dopo che tutti noi conosciamo la storia a memoria, ce la ripetiamo tutti gli anni, ti crederemmo. Saremmo più portati a credere al sant’uomo di turno. E non perché vogliamo essere sordi o per cattiveria o perché abbiamo il cuore chiuso, secondo me. Ma perché è difficile riconoscerti nel piccolo. Non è facile, Gesù, pensare che tu sia in chi neanche vediamo, in un bambino piccolissimo. Se tu fossi arrivato con tanto di sensazionalismo, e fossi comparso già trentenne al centro del fiume, secondo me la gente ti avrebbe dato più ascolto, come d’altronde ne dava a Giovanni. Ma sì, dai, questo però è normale! Vedi con Papa Francesco, e con tutti i papi buoni e illustri che sono venuti prima di lui: la gente li segue, li ascolta, li osanna, li ama. Da loro si fa consigliare, prega con loro e per loro. Segue i loro insegnamenti e tutte le volte che va ad ascoltare l’Angelus o che legge qualche omelia è come se dentro di sè facesse la domanda: che cosa dobbiamo fare? Che dobbiamo fare in questo mondo? Cosa c’è da fare? Cosa si può fare per fare andare meglio le cose?

Ecco, però forse è questa la differenza della domanda: quando l’ho sentita pronunciare dalla gente a te, Gesù, c’era sempre un “per avere la vita eterna”. Una cosa personale qui, come se ti chiedessero di far loro da guida spirituale. Invece qui è più un “cosa c’è da fare per questa comunità, per questa società, per questa folla.” Il che poi è un po’ lo stesso eh… perché chi si impegna per la propria comunità, per la società, per il mondo nel quale vive, sicuramente sta costruendo la sua strada verso la vita eterna. Io su questo sono certo, Gesù. L’ho imparato da tutto quello che mi hai detto.

La risposta di Giovanni mi fa un po’ ridere, perché subito mi viene in mente un tizio che conosco abbastanza che un giorno ha detto che dovevamo essere buoni cristiani e onesti cittadini. Eccolo lì, un altro sant’uomo, nel vero senso della parola, che faceva da tramite tra noi e Dio, proprio come Giovanni. Mi viene in mente queste frase perché Giovanni chiede a ognuno, secondo la loro vita, di fare delle piccolissime cose: di essere caritatevoli e di essere onesti. Quindi buoni cristiani e onesti cittadini.

Poi mi vengono in mente anche altre cose dette da grandi uomini che hanno tentato di farci vedere la strada più facile verso Dio: quando esci non sbattere la porta, fate gesti di gentilezza, quando tornate a casa fate una carezza ai vostri bambini e dite loro che questa è la carezza del papa, imparate a dire grazie, scusa e permesso. E ce ne sarebbero tantissime altre. E se non è misericordia questa, cos’è la misericordia?

Che storia, Gesù! Oggi, prima domenica dell’anno giubilare della misericordia tu che fai? Ci mandi uno che buttandoci un po’ di acqua in fronte ci parla di misericordia. E soprattutto la compie questa misericordia perché se no non l’avrebba avuta la folla lì ad aspettarlo al fiume. La verità è questa, ci vuole l’esempio. E tu ce lo mandi sempre, sempre in un uomo che ha imparato da te ad essere mite e umile di cuore, in modo che anche noi possiamo imparare ad esserlo.

E allora in questa terza domenica d’avvento anche noi vogliamo offrirti le nostre mani e chiederti “cosa c’è da fare?” e soprattutto “cosa dobbiamo fare?” Sarà sicuramente qualcosa che ci costerà fatica. Ma che ci farà felici.