“Tutto è compiuto.” Andiamo.
“Tutto è compiuto.” Andiamo.

“Tutto è compiuto.” Andiamo.

ascensione

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Mt 16, 15-20

Che strano, questa pagina di Vangelo viene dopo la tua morte, dopo la tua resurrezione ma io, leggendola, non smetto di pensare “Tutto è compiuto.” E lo so che l’hai detto prima di morire sulla croce, lo so che per te segnava un altro momento ma a me sembra tanto che segni questo. Mi sembra che questo sia il momento conclusivo, quello che ti fa mettere il tasto rewind e guardare velocemente tutto quello che è successo prima e dargli un altro senso. E poi, parliamoci chiaro, tu da quando sei morto sei sempre stato coi i tuoi amici, tua madre e anche in questa pagina di Vangelo sei in mezzo a loro. Quindi, in realtà, non hai mai salutato nessuno, mai abbandonato nessuno. Una perdita non si elabora davvero finché non è stato tolto tutto, ricordi, cose dai cassetti, figuriamoci se la persona in questione è lì e ci parla. Per cui, caro Gesù, fino ad adesso, secondo me, non era compiuto proprio niente, almeno non per loro. Non avevano avuto il tempo di capire, di elaborare, di tornare indietro e esaminare gli avvenimenti con occhi nuovi.

E allora tu continui il tuo monologo di queste domeniche e stavolta sei veramente all’epilogo. Ci dai un compito, proprio come quando a scuola i professori ci assegnavo cose da studiare. E immagino che i tuoi amici l’abbiamo presa un po’ allo stesso modo: “Andate in tutto il mondo” ti pare facile, Gesù? Oggi ti risponderemmo “con quel che costa!” oppure “è pericoloso, ci sono le guerre, i terroristi” oppure, ancora, “sì e dove lo trovo il tempo?” Queste sono cose da preti Gesù. Il fatto è che tu, secondo me, delle volte dici delle cose agli altri pensando sempre di avere a che fare con preti, ma non siamo mica tutti consacrati? Ognuno ha la sua vita, il lavoro, lo studio, gli impegni, la famiglia… poi magari la sera ha bisogno di svagarsi un po’… non può essere sempre tutto così, come dici tu. Chi ce la fa ad andare a proclamare il tuo Vangelo ad ogni creatura, in tutto il mondo? Se mi dici che questa è una cosa che dici ai preti, allora ci sto, la finiamo qui questa domenica e concludiamo dicendo “non è roba per noi”.

Ma tu non me lo dici, vero? Anzi, mi dici che devo rimboccarmi le maniche, che devo farlo anche io. Ma perché? Perché hai bisogno di me? E ho capito, però, non è che qui stiamo a fare del bene a tutti, gratis… Anche io ho bisogno, come la mettiamo?

Mi fermo, ci penso, e mi vengono in mente tutte le altre parti di questo tuo discorso che dura da un po’. Metto il rewind e mi rendo conto che non è perché hai bisogno di me, ma perché io ho bisogno di questo. Io ho bisogno di lavorare per il tuo Regno. Io ne ho bisogno per essere felice. Quella felicità che hai cercato di spiegarmi quando mi hai detto che se non resto unito a te non porto frutto, quella stessa felicità che hai provato a farmi capire posso trovare solo se amo gli altri. Tu mi vuoi felice, Gesù, e sai che la mia felicità dipende dagli altri. E da quanto spendo la mia vita per gli altri. Non è un compito, non è un obbligo. È ancora una volta un “ti prego, vai in tutto il mondo e parla di me, tu che mi hai conosciuto. Parla della felicità che hai trovato e insegna agli altri che possono essere felici.”

Qualcuno, molti anni dopo, in un film ha detto “La felicità è bella solo se condivisa.” e tutti hanno detto “wow, è vero!” però quando l’avevi detto tu, eh… È che tu delle volte parli difficile, devi ammetterlo. Però ora che ho capito posso riguardare tutto, avere un quadro completo delle cose e dire finalmente “Tutto è compiuto.” Vederti andare via, salutarti, lasciarti andare con dolore, con l’umana sofferenza di chi da amico ti è stato accanto e sentirà la mancanza di una persona con la quale parlare, scherzare, ridere, dividere il pane e la strada. Però ora posso farlo. Ora ho elaborato e ho capito.

E ci proverò, Gesù, davvero. Ci voglio provare. Anche perché tu hai detto che sarai sempre con me. Lo hai detto, è scritto in questa pagina di Vangelo, all’ultimo rigo. Non puoi rimangiarti la parola, eh! Sarai lì, accanto a me, mi incoraggerai e confermerai le mie parole. Ma soprattutto, quando vedrai che mi sarò perso, girato dall’altra parte, quando nel mio cuore si insinuerà la frase “è roba da preti” ricordami che posso essere felce solo se condivido quella mia felicità con gli altri, ricordami quanta gioia c’è nel dire agli altri “c’è un bel modo per essere felici ed è questo…”. Quando io metterò il tasto pausa o play e guarderò la mia vita come un film, da spettatore passivo, tu premi il tasto rewind in modo che io possa rivedere le cose, ricordarmele, e andare avanti, veloce.