Non c’è amore più grande che dare la vita. Io vi amo e vi chiamo amici.
Non c’è amore più grande che dare la vita. Io vi amo e vi chiamo amici.

Non c’è amore più grande che dare la vita. Io vi amo e vi chiamo amici.

6 DOMENICA DI PASQUA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Gv 15, 9-17

Ok, sono un po’ in ritardo, oggi, Gesù, lo ammetto. Non sono arrivato preparato alla messa, oggi. Non avevo aperto il tuo vangelo, avevo deciso che ero stanco e che non potevi dirmi nulla che già non sapevo, che poi in fondo il vangelo è sempre lo stesso… ma tu, tu mi hai fregato, come sempre. E mi hai fatto pentire di non essere venuto a cercarti prima. Comunque ora sono qui e penso che queste pagine, di queste domeniche, mi piacciono proprio. Me le sento addosso, mi sento accompagnato, me le sento come fossero carezze. Riprendi da dove hai lasciato domenica scorsa, dal tuo supplicarci di rimanere con te, nel tuo amore, e fai un passo in più: “statemi a sentire! State a sentire i miei comandamenti, no, non sono dei divieti, sono dei consigli, dei consigli per farvi essere felici, per farvi stare bene. Sono la via della felicità, quella vera. Seguiteli, per favore. L’ho fatto anche io prima di voi, lo vedete? Ho osservato i comandamenti del Padre mio. E non potete dirmi che non è vero, eh! Belli miei, per non disobbedire al Padre mi sono fatto mettere in croce! Mi pare che io li abbia seguiti, no? Mi sono fidato e affidato. Fatelo anche voi, ve ne prego.”

È bellissimo tutto ciò, Gesù. È bellissimo che sia tu a pregare noi. No, non lo dico per narcisismo o per presunzione. Lo dico perché ti sento così vicino quando fai così, ti sento così come me. Sei umano, e la tua umanità ci aiuta. Sì, ci aiuta. Ci aiuta perché è grazie a quell’umanità che tu riesci a capire che punti devi toccare, dove devi spingere per farci capire le cose.

E infatti parli di comandamenti e non aspetti che qualcuno dei tuoi, che poteva essere tranquillamente uno di noi, dice “sì vabbè, Gesù, è facile a dirsi ma i comandamenti sono difficili”. No, tu lo sai già che ti faremo questa osservazione. Conosci le nostre giustificazioni e mi piace pensare che le conosci proprio perché sei umano anche tu, hai una parte che condividi con noi, perché per cambiare le cose bisogna starci dentro, viverle, farle proprie, capirle. Così tu ti sei messo in mezzo a noi, hai provato a capirci a fondo, a viverci. E, conoscendoci, ci anticipi con un comandamento nuovo.

Bello, bello questo comandamento. La sintesi. Il comandamento dei comandamenti. Sì perché se ami qualcuno, tutto quello che c’è negli altri comandamenti ti viene naturale, non hai bisogno di sforzarti per farlo. E possiamo chiuderla qui, no? Possiamo finire la pagina di vangelo di oggi con “che vi amiate gli uni gli altri” e siamo tutti felici, giusto? Dai Gesù, che se andiamo avanti viene la parte difficile. E non è che ci deve per forza sempre essere una parte difficile, no?

Ok, no! Evidentemente no, perché tu non ti fermi e aggiungi “come io ho amato voi.” SBAM! Fino a morire in croce, Gesù? Non ti sembra una pretesa un pochino esagerata?

No, infatti lo espliciti proprio, semmai qualcuno non avesse capito, vero? “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” Più chiaro di così si muore. Ma cosa vuol dire dare la vita per i miei amici? Gli amici non sono amici per sempre. Gli amici tradiscono, ti feriscono, ti lasciano solo. Ti prendono quello che è tuo, sono invidiosi, magari passano sopra alle cose tue per arrivare dove vogliono. Succede, sai. Non sono tutti buoni e bravi. Certo, ci sono i buoni amici ma sono pochi. Cosa fai con gli altri? Con chi si fa una vita e sparisce, dimenticandosi totalmente di te? Dai la tua vita?

Sì, dai la tua vita. Questa è la tua risposta. E non lo è solo a parole, lo è anche con i fatti. L’hai data, la tua vita, a Giuda che ti ha tradito, a Pietro che per arrivare dove voleva è passato sul tuo ricordo dicendo che non ti conosceva, per stare nel cortile a scaldarsi, a tutti i tuoi discepoli che si sono addormentati nell’orto degli ulivi lasciandoti solo, ai discepoli di Emmaus che quando hanno visto che marcava male hanno deciso di andare via e di volersi fare una vita lontano, a Tommaso che ha dubitato di te, al ladrone che ti ha ferito sulla croce prendendoti in giro. E a tutti noi che ti feriamo ogni giorno. Quindi forse anche noi potremmo provarci.

Però, Gesù, mi sfugge una cosa: a cosa serve farmi mettere in croce? Ci rifletto e mi viene da dire “a niente”. Perché anche questa è una metafora, vero? Dare la vita non vuol dire morire, giusto? Ma dare vita, accendere, dare vitalità, offrire la proprio vita, donarla. E mi viene in mente che oggi è la festa della mamma: quale giorno migliore per dire “non c’è amore più grande di questo che dare la vita…”? Ok, la madre non  la dà per i proprio amici, ma dà la vita ad un uomo nuovo. Dà una vita al mondo, offre la sua vita. Penso sia un bell’esempio, che dici, Gesù?

E in questa pagina piena di vita, vai avanti nel tuo monologo. E anche sta cosa mi piace. Mi immagino tutti i discepoli fermi lì, ammaliati, ad ascoltarti. Perché ogni domanda che vogliono farti tu l’anticipi, ogni dubbio che hanno tu lo fughi e ogni volta che si stanno scoraggiando tu dici loro parole d’amore. Come queste che seguono nel tuo monologo. “Voi non siete servi ma amici, non vi ho chiamato servi per un motivo preciso: perché volevo che voi sapeste tutto di me e del Padre, condivideste con me tutto. Con i servi non si condivide, ai servi si ordina. Io con voi condivido, a voi voglio bene, siete miei amici, di voi mi fido, per questo voglio che andiate e portiate frutto.”

Wow! Sentirmi dire da te che mi vuoi bene, che mi chiami amico perché con me vuoi condividere, che riponi in me la tua fiducia mi fa stare davvero bene, sai Gesù? Sarà questo il bello di sentirsi amati? Allora è proprio vero che non c’è amore più grande di questo, me ne accorgo da come mi sento quando mi sento partecipe di questo amore. Perciò, Gesù, tutte le volte che me ne dimenticherò chiamami urlando “Ehi, amico!” io mi girerò e sorriderò perché mi sentirò amato. E se per caso non dovessi sentire, chiamami ancora, come fa una mamma. Perché la mamma lo sa che non c’è amore più grande che dare la vita.