Programmazione di gruppo? Niente panico!
Programmazione di gruppo? Niente panico!

Programmazione di gruppo? Niente panico!

ARTICOLO PROGRAMM

Settembre… tempo di programmare… quelle riunioni interminabili in cui ti sembra di perdere il senso della tua vita… e invece se fatte bene sono le più utili dell’anno… ma programmare un anno per un gruppo non è facile…  come si fa?

Qualche veloce input per chiarirci le idee.

  1. Perché programmare?

Un vero lavoro salesiano è sempre caratterizzato da programmazione e verifica. Non si scappa, non ci si arrangia, non si improvvisa. Si programma a inizio anno proprio per dire “ok, partiamo da qui e vogliamo arrivare lì!”. Ogni gruppo o ogni comunità se non cresce significa che sta andando a marcia indietro… programmare aiuta a capire bene verso dove far crescere e in che modo! Non è tempo sprecato, anzi… se la programmazione viene fatta bene a inizio anno… è tutto tempo guadagnato nel corso dei mesi successivi!

  1. Chi programma?

Tutti quelli che nel gruppo hanno ruoli educativi! La programmazione non deve essere un compitino scritto a tavolino da uno-due e poi da incorniciare! È meglio una programmazione imperfetta ma che sia nata dall’intero lavoro dell’equipe… che ci abbia perso del tempo su a riflettere, confrontarsi, informarsi!

  1. Cosa programmare?

Se si tratta della programmazione di un gruppo (es. Gruppo dei ragazzi di primo superiore!) NON PROGRAMMATE SOLO I TEMI DEGLI INCONTRI FORMATIVI!  La programmazione deve prendere tutti gli aspetti della vita di un gruppo… gli atteggiamenti da maturare, le esperienze da far fare, le dinamiche relazionali, l’interazione con l’ambiente oratoriano, … non lasciare niente al caso e non lasciare che la programmazione sia solo la scelta di un tema o di uno slogan da spezzettare noiosamente per trenta riunioni!

  1. Da dove partire?

  1. Pregateci prima su… partite ascoltando quello che il Signore chiede al gruppo o alla comunità in questo anno!
  2. Dalla verifica dell’anno precedente (si deve fare sempre una verifica a fine anno…. #sapevatelo!).
  3. Dall’ascolto delle esigenze concrete dei ragazzi: specie per i preadolescenti e per gli adolescenti ogni anno vale come un decennio… ogni fascia d’età ha le sue esigenze: un ragazzo di prima media vive la famiglia, la fede, le amicizie, il servizio in un modo totalmente diverso da uno di terza media… Inoltre per i ragazzi delle superiori (e over) è sempre bello vedere se vengono dai ragazzi alcuni temi o esigenze particolari che come gruppo vogliono affrontare. In questo ogni oratorio dovrebbe avere degli “obiettivi (e cammini) fissi” per ogni fascia (e ci si può passare il materiale un anno con l’altro!).
  4. Dal cammino dell’oratorio! Il gruppo non è un’isola ma si inserisce nel percorso di una comunità… Che fa l’oratorio quest’anno? Come possiamo viverlo anche noi? (per questo si dice che le programmazioni sono “a cascata”… se l’oratorio non programma… non possono farlo nemmeno i singoli gruppi)
  5. Dal cammino della Chiesa (o della Famiglia Salesiana): nel 2016 l’Italia salesiana ha come tema generatore il rapporto con Cristo (“Maestro dove abiti? #conTeosenzatenonèlastessacosa (hashtag un po’ lunghetto!))… questo non significa che dobbiamo fare venti riunioni solo su questo… ma che questa attenzione rientra fra le altre (che poi il rapporto con Cristo si spera sia una cosa che non si perda mai di vista 😛 ). Per questo NON SI POSSONO PRENDERE I SUSSIDI MGS E USARLI TOUT COURT COME CAMMINO DI GRUPPO (sia per la scarsità del materiale che a volte offrono sia perché servono solo a dare spunti!).

 

  1. Come programmare?

Ci sono un sacco di modi… tutti giusti e tutti perfezionabili. Mi raccomando, le parole sono importanti e vanno scelte bene MA NON PERDETE LE ORE A SCEGLIERE UN’ESPRESSIONE O A DISCUTERE SULLE VIRGOLE!

  1. Partendo da quello che ci siamo detti al punto 4… buttare giù un OBIETTIVO COMPLESSIVO E GENERALE SEMPLICEEE e verificabile (es. per una prima media… il preadolescente, inserendosi nell’oratorio, scopre di essere insieme ad altri parte viva ed attiva di una famiglia costruita attorno alla proposta di santità di Gesù).
  2. Poi buttate giù una specie di tabella con:
    1. In verticale le varie aree da toccare (o i periodi dell’anno oppure le 4 aree classiche: crescita umana, incontro con Cristo, con la Chiesa, vita come vocazione e servizio) o i 2-3 temi generali da prendere (che sarebbero le parole-chiave dell’obiettivo, ad es. oratorio, famiglia, santità);

In orizzontale, per ognuno delle aree che avete scelto…

  1. Atteggiamenti da maturare nel gruppo o personalmente (comportamenti, aspetti umani);
  2. Conoscenze da far acquisire (come formazione psicologica, cristiana, sociale, …);
  3. Esperienze particolari da proporre (uscite, ritiri, esperienze di servizio, gite, …).

NON VI SPAVENTATE… ma se buttate abbastanza idee in questa tabella… durante l’anno saprete già come muovervi: risparmiate tempo e non arrivate a Febbraio che non sapete più cosa fare! Bastano uno-due punti in ogni casella.

  1. Datevi una scansione di tempi e una divisione dei compiti.
  2. Decidete quando fare le verifiche del cammino (di solito una dopo Natale e una a Giugno).

La vita di un gruppo non è fatta solo di riunioni o di uscite in pizzeria! C’è la vita del cortile, l’accompagnamento personale, la vita di preghiera, … Certo le riunioni sono importanti e sono il termometro della salute di un gruppo… ma non sono l’unica cosa! Avendo una programmazione generale e completa a inizio anno poi di volta in volta si costruiscono le riunioni (e di questo parleremo un’altra volta 😛 ) ma un gruppo è un pezzetto di Regno di Dio costruito da giovani che cercano il Signore, non un talk show settimanale condotto alla meno peggio dall’animatore meno impegnato in quei giorni 😉 .

Ah, piccolo particolare… ci vuole passione, creatività e affiatamento nell’equipe (hai detto niente!!! 😀 ) sennò il gioco dopo un po’ si rompe!

Buone programmazioni a tutti!

One comment

  1. Dobbiamo avere l’abilità di interessare i ragazzi e di suscitare in essi il desiderio di porre domande, di sentirsi parte attiva nelle riunioni ed incontri, di far sì che la cosa appaia snella, piacevole e che essi desiderino porre delle domande, quasi fossero coeducatori. Tale è il clima che dobbiamo instaurare, non ponendoci su un piedistallo, ma diventando uno di loro, che con loro interagisce, rispondendo alle loro domande in materia di fede. Un grande tesoro il dialogo in materia, che abbiamo la responsabilità di realizzare, con un parlare fluido e semplice, con l’ascolto delle loro domande. Così facendo cresciamo come educatori e diventiamo titolati a creare un ambiente dove tutti costituiscono un gruppo, conservando le proprie peculiarità. Animare ed educare al fine di far sentire i giovani parte attiva, al fine di stabilire un dialogo ove la spontaneità sia dominante. Questo è ciò cui siamo chiamati. Non sempre facile è tuttavia ciò che stimola noi ed i ragazzi che educhiamo a crescere spiritualmente

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