Se il Signore degli Anelli ci spiega che significa Cristo Re
Se il Signore degli Anelli ci spiega che significa Cristo Re

Se il Signore degli Anelli ci spiega che significa Cristo Re

Un po’ di tempo fa si è presento a noi un nuovo animatore, diceva di chiamarsi Lorenzo, ricordate? Se volete, potete conoscerlo qui

Oggi invece ne è arrivato un altro, addirittura voleva fare l’omelia! Cose da pazzi… Diceva di chiamarsi John Tolkien e che vuole parlarci di Cristo Re!

Perché Tolkien sarebbe un ottimo animatore

Scherzi a parte, se Tolkien fosse ancora vivo e decidesse di voler fare l’animatore sarebbe davvero una grandissima cosa. Pensate a quanti laboratori sulla scrittura creativa o ancora meglio, a quali grandi scuole di formazione politica! A proposito, ultimamente nell’Università Salesiana a Roma hanno organizzato cose molto interessanti proprio su Tolkien e la politica, qui trovi un’intervista ad uno degli organizzatori. Per non parlare poi di tutta la sua creatività e fantasia.

Se proprio avete vissuto in una caverna, soprattutto considerando che poco fa Amazon ha trasmesso la serie “Gli Anelli del Potere”, per la quale probabilmente Tolkien si sta un rivoltando nella tomba (Ooopss..! Vabbè l’abbiamo detto…), qui puoi leggere alcuni accenni biografici. Ciò che c’è da sapere fondamentalmente è che viveva una profonda esperienza di fede, qualcuno parla addirittura di iniziare la causa di canonizzazione, qui potete trovare tantissimo materiale per approfondire (basta digitare “Tolkien” nella sezione cerca e verranno fuori un sacco di articoli)

Proprio per questo, sono davvero tanti i riferimenti cristiani nelle sue opere. La visione del mondo, la mitologia, le cose, le storie e i personaggi, praticamente tutto è impregnato di spiritualità e teologia. Basti pensare ad esempio al pane elfico chiamato Lembas, termine che letteralmente significa “pane di viaggio” ed è in grado di sostenere una persona adulta lungo un giorno di marcia.

Gran parte del cibo consisteva in dolci estremamente sottili, di farina infornata, bruni all’esterno e all’interno di un bianco cremoso. Gimli […] rompendo un angolino croccante e rosicchiandolo. La sua espressione cambiò tosto, ed egli divorò avidamente il resto del dolce. “Basta, basta!” Esclamarono gli Elfi ridendo; “Quel che hai mangiato è sufficiente per un lungo giorno di marcia.

Sottile e bianco… ricorda qualcosa?!

 

 

 

 

Per non parlare poi di come Tolkien tratta il tema del peccato, ad esempio attraverso la relazione tra Bilbo e l’anello, che porta l’hobbit a sentirsi

sottile, quasi stiracchiato, come il burro spalmato su troppo pane.

 

E ancora, tutto ciò che significa il portare la croce e la speranza che lo motiva, rappresentata da Frodo e l’anello, o l’amicizia che accompagna, sostiene e ama, come Sam che sulle pendici del monte Fato prendere Frodo sulle spalle, come il Samaritano si fa carico del mezzo-morto. Davvero una miniera!

Tre figure cristologiche

In tutta questa ricchezza Tolkien ci parla anche di Cristo Re! In realtà nel Signore degli Anelli sono ben tre le figure cristologiche. Frodo è Cristo sacerdote che offre la sua vita per la salvezza del mondo, Gandalf il Cristo profeta, che accompagna, corregge, incoraggia e indica la via del cammino; infine… Gollum!

Si scherza, però arrivati a questo punto bisognava ravvivare la lettura con un colpo di scena, come quando in Gli Anelli del potere si scopre chi è “lo straniero” e quando appare Sauron.. altre due grandi blasfemie!

Comunque, infine Aragorn, Cristo Re appunto, che libera il mondo dall’oscurità, unisce il popolo e ricostituisce la pace. Per avere un’idea chiara della regalità di Aragorn basta semplicemente accostare il suo personaggio alle letture di oggi (adesso sì che inizia l’omelia… E quindi 3, 2, 1 zzz… zzz… zzz…)

Il ritorno del Re: Aragorn e Cristo

La prima lettura è dal secondo libro di Samuele, e parla dell’incoronazione di Davide a Ebron come re di Israele. Di tutto Israele, riconosciuto infatti re dalle tribù del sud e del nord; più avanti vedremo che anche Aragorn farà una cosa simile. Davide è il grande re di Israele, anzi è il prototipo del re: i suoi successori sanno tutti giudicati in base a lui. Con Davide si instaura una nuova Alleanza tra Dio e il popolo. La messianità e la regalità di Gesù si esprimono anche nella sua discendenza davidica. Paolo nella lettera a Romani scrive:

che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne.

Nei Vangeli sono abbondantissimi i riferimenti alla discendenza davidica del Messia, e già Isaia aveva profetizzato:

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore

Ovviamente la regalità di Cristo va al di là di quella davidica, è Dio stesso che in Gesù si rivela Re di tutto ciò che esiste.

In tutto questo, anche Aragorn è discendete di un grande re, Isildur che tagliò il dito a Sauron privandolo dell’anello e così sconfiggendolo apparentemente. Come forse sappiamo, Isildur non distrusse l’anello (altrimenti non avremmo avuto ne libri né film, né quest’articolo forse, e in questo caso forse sarebbe stato meglio… ) e lasciò interrotta la discendenza. In realtà poi anche Davide, nonostante fosse il re di Israele per antonomasia, commise qualche peccatuccio, non così tanto “uccio”, per poi però riconciliarsi con Dio.

Il salmo. È il 121 ed è un salmo di lode e di gioia, invita a guardare con speranza al futuro, alla ricostituzione di un Regno, all’attesa di un nuovo Re. Anche Gondor era in attesa di un re, dopo i lunghi anni di sovraintendenti vari. Aragorn infatti era il re promesso, anche per lui erano state scritte profezie che in un certo qual modo preparavano il cammino, e proprio lui è chiamato poi a ristabilire la discendenza regale, a condurre la Terra di Mezzo, dopo terribili battagli e guerre, dopo che ha rischiato di vivere completamente nell’ombra, verso un mondo nuovo,

un nuovo cielo e una nuova terra (Apocalisse 21, 1)

e quindi verso un regno che non avrà mai fine. Aragorn stesso durante l’incoronazione afferma

giungo dal Grande mare nella Terra di Mezzo. Sarà questa la mia dimora a e quella dei miei eredi sino alla fine del mondo

La seconda lettura è di Paolo, che ai Colossesi scrive della magnificenza della regalità di Cristo, della Sua signoria

lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore […] per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose

In effetti, nonostante sia è Frodo a distruggere definitivamente l’anello e quindi Sauron, Aragorn, ancor prima di essere incornato re, ma esercitando già tutta la sua autorevolezza, guida battaglie contro il nemico, fino addirittura ai suoi cancelli, potremmo dire fino addirittura alle porte dell’inferno e poi, una volta incoronato riunifica i regni di Gondor e Arnor ripristinando l’ antica gloria perduta. Anzi, lo stesso Aragorn, esercitando la sua regalità giunge nel regno dei morti promettendo la liberazione dalla loro maledizione.

 

Infine il Vangelo (Lc 23, 35-43), che parla della croce, il vero trono del Signore, dal quale invece che scegliere egoisticamente la propria salvezza e giudicare i propri assassini, continua ad elargire misericordia. Così anche Aragorn è mosso unicamente dall’amore e mai ha preteso di esercitare il potere e innalzarsi egli stesso sovrano indiscusso. Anzi, il suo è stato un lungo cammino di accettazione della sua identità e della sua vocazione all’essere Re.

Come si può notare gli accostamenti sono davvero tanti e se ne potrebbero aggiungere molti altri. Aragorn per esempio è ramingo e viandante come

il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo (Matteo 18, 20)

Profondamente uomo e si confonde tra essi, anche i più umili, anche quelli che vengono chiamati “mezzi uomini”, come non ricordare l’inno ai Filippesi di San Paolo

diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente

Infine anche Aragorn guarisce e dona la vita:

“Mio sire, mi hai chiamato. Sono venuto. Cosa comanda il re?”  “Non camminare più nelle ombre, svegliati”, disse Aragorn

così come Gesù cura, guarisce ma soprattutto dona la salvezza perché ha potere sul peccato e sulla morte

Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato (Mt 10, 51-52)

Quindi, che ha che fare tutto questo con noi piccoli hobbit?

Aragorn non è certamente un santo, non esiste un Sant’Aragorn da Minas Tirith e quindi non può essere ovviamente modello di santità, però sicuramente Tolkien attraverso di lui ha voluto tradurre alcuni tratti caratteristici di Cristo Re, quei tratti che lui stesso in vita probabilmente cercava di adorare, coltivare e provare ad imitare.

D’altronde i personaggi delle storie servono anche a questo, a rendere vicini una realtà che sembra assurda; anche se a volte sembra quasi più fantasioso Dio che Tolkien stesso. Perché in effetti è assurdo che il Signore della vita, il Re dell’universo e di tutto ciò che esiste, sia al tempo stesso uomo, che si è piegato per lavare i piedi dei suoi discepoli, che ha donato tutta la sua esistenza, corpo, sangue ed anima per gli uomini, affinché potessimo ricevere la salvezza e la vita eterna. Però come direbbe Anastasio (il cantante eh non il Padre della Chiesa) è

assurdo perché esiste

Forse, se proprio vogliamo crescere nel conoscere chi è davvero Cristo Re e curare la relazione con Lui, dovremmo fare un po’ come Aragorn in una delle ultime scene del film

Riconoscere che Cristo è il Signore e il Re della nostra vita, significa affidargli tutto, riconoscere tutto come dono, lasciare che Lui si abbassi su di noi per esercitare la regalità nel servizio e quindi lasciarci amare per poi quindi farlo lo stesso a nostra volta, perché non esiste amore e, aggiungiamo non esiste potere

più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici

Quindi anche noi da cristiani, oratoriani animatori salesiani siamo chiamati a partecipare della Sua regalità, anche noi quindi siamo chiamati ad essere un po’ re alla maniera di Gesù (e di Aragorn) contribuendo alla costruzione del Regno di Dio nei nostri cortili, nelle nostre case, nella nostra quotidianità e in tutta la nostra vita

 

Se ti va di approfondire:

Se vuoi leggere qualche libro ti consigliamo:

  • L’ anello e la croce. Significato teologico de «Il Signore degli anelli», di Andrea Monda
  • Il vangelo secondo Tolkien. Dalla Terra di Mezzo alla teologia pop, di Stefano Giannatiempo
  • Tolkien e il vangelo di Gollum, di Ivano Sassanelli
  • “Vive in fondo alle cose la freschezza più cara” Percorsi umani, letterari e filosofici nella Terra di Mezzo di Tolkien. A cura di Angelo Mereghetti e Ivano Sassanelli