Vicino o Lontano: don Bosco torna a scriverci
Vicino o Lontano: don Bosco torna a scriverci

Vicino o Lontano: don Bosco torna a scriverci

Don Bosco è tornato a scriverci! Lo ha fatto in occasione della grande festa del 31. É stato un modo per prepararci al meglio, per ricreare la familiarità con lui, per farci sentire sempre figli. Magari anche per tirarci un po’ le orecchia ma sempre per farci sentire eternamente e profondamente amati. Questa volta non lo ha fatto tramite lettera, bensì attraverso mail (Don Bosco è sempre al passo con i tempi) anche se lo spunto è sempre il cuore, la linfa vitale del carisma salesiano: la Lettera da Roma

CONTEMPLARE

Primo giorno: lunedì 23

Ciao, come probabilmente sai, un lontano giorno di maggio scrissi una lettera ai salesiani e ai ragazzi dell’oratorio di Valdocco. Era il 1884, mi trovavo a Roma per varie faccende legate al Sacro Cuore. Detto in confidenza, ero davvero stanco, la costruzione della Basilica mi stava costando molte fatiche ed energie. Ma ancor di più sentivo la mancanza dei miei ragazzi. Loro erano l’unico e il continuo pensiero della mia mente e per questo decisi di scrivere quelle righe, che hanno davvero qualcosa di sovrannaturale ed incredibile…

 

“Or dunque in una delle sere scorse io mi era ritirato in camera, e mentre mi disponeva per andare a riposo avea incominciato a recitare le preghiere che mi insegnò la mia buona mamma. In quel momento non so bene se preso dal sonno o tratto fuor di me da una distrazione mi parve che mi si presentassero innanzi due degli antichi giovani dell’Oratorio.

Uno di questi due mi si avvicinò e salutatomi affettuosamente mi disse:

 – O D. Bosco! Mi conosce?

 – Sì che ti conosco: risposi

 – E si ricorda ancora di me? soggiunse quell’uomo.

 – Di te e di tutti gli altri. Tu sei Valfrè, ed eri nell’Oratorio prima del 1870

 – Dica! continuò Valfrè, vuoi vedere i giovani che erano nell’Oratorio ai miei tempi?

 – Sì fammeli vedere, io risposi; ciò mi cagionerà molto piacere.

E Valfrè mi mostrò i giovani tutti colle stesse sembianze e colla statura e nell’età di quel tempo. Mi pareva di essere nell’antico oratorio nell’ora della ricreazione. Era una scena tutta vita, tutta moto, tutta allegria. Chi correva, chi saltava, chi faceva saltare. Qui si giuocava alla rana, là a bararotta ed al pallone. In un luogo era radunato un crocchio di giovani che pendeva dal labbro di un prete il quale narrava una storiella. In un altro luogo un chierico che in mezzo ad altri giovanetti giuocava all’asino vola ed ai mestieri. Si cantava, si rideva da tutte parti e dovunque chierici e preti e intorno ad essi i giovani che schiamazzavano allegramente. Si vedeva che fra i giovani e i Superiori regnava la più grande cordialità e confidenza. Io era incantato a questo spettacolo e Valfrè mi disse: – Veda: la famigliarità porta amore, e l’amore porta confidenza. Ciò è che apre i cuori e i giovani palesano tutto senza timore ai maestri, agli assistenti ed ai Superiori. Diventano schietti in confessione e fuori di confessione e si prestano docili a tutto ciò che vuol comandare colui dal quale sono certi di essere amati”

 

Come ho già detto, loro, i miei ragazzi, erano il mio unico e continuo pensiero. Ma non c’erano solo loro. C’eri, e ci sei ancora, tu! In quel cortile infatti vidi anche il tuo volto. Ti ho visto giocare, correre, saltare, ridere, chiacchierare con amico, un ragazzo, un salesiano, una salesiana. Ti ho visto aprire il cuore a qualcuno, ho visto la tua cordialità e confidenza. La tua familiarità… che spettacolo! Il fatto è che davvero l’Oratorio ha preso “quell’incremento, che certamente non avrei potuto allora immaginare” Tu ti sei mai fermato a contemplare il tuo cortile, il tuo oratorio? Ti sei mai messo in mezzo al cortile, o magari in un punto un po’ più alto, e osservato la scena che hai davanti? Se non l’hai fatto, ti consiglio di farlo: è qualcosa di unico. Ti accorgerai che inizierai a provare delle sensazioni che nemmeno riesci a spiegarti, qualcosa simile all’innamoramento. Il fatto è che attraverso l’oratorio puoi fare esperienza di Dio. Per questo ti invito a contemplare il cortile, per renderti conto della presenza del Signore propri lì in mezzo. In quei giochi, in quelle corse, in quelle risa, in quelle chiacchiere, in quelle relazioni. Per questo, vivere la familiarità e la confidenza in oratorio, significa vivere con il cuore aperto al Signore, disponibili quindi all’incontro con Lui e permeabili al Suo Amore. Magari oggi stesso, vai in oratorio e fermati qualche secondo a contemplarlo… Poi mi dici cosa si muove dentro il tuo cuore, ok? Anzi, magari parlane con il tuo salesiano o salesiana 😉

A domani. Tuo amico in Cristo, Sac. Giò Bosco

 

P.s. nei prossimi giorni ti suggerirò anche una canzone, una al giorno. Magari puoi ascoltarla nel corso della giornata e ricordati delle parole di vecchio padre che non vuole altro che vederti felice nel tempo e nell’eternità 🙂

“E nel mio petto c’è un motore acceso

Fatto per dare più di quel che ha preso

E le mie mani hanno applaudito il mondo

Perché il mondo è il posto dove ho visto te

Dove ho visto te”

Dove ho visto Te – Jovanotti

 

COSTRUIRE

SECONDO GIORNO: MARTEDÌ 24

Ciao, hai provato a fare ciò che ti ho suggerito ieri? Com’è andata? Ovviamente puoi immaginare che non sempre le cose vanno bene. Non è tutto rose e fiori, e che le rose a volte nascondono anche alcune spine, ma questa è un’altra storia, un altro sogno che un giorno avrò il piacere di raccontarti.

 

Comunque, forse anche nel tuo oratorio ti rendi conto che alcune cose non vanno proprio. Sai, succedeva anche a Valdocco…

“In quell’istante si avvicinò a me l’altro mio antico allievo che aveva la barba tutta bianca e mi disse:

– D. Bosco, vuole adesso conoscere e vedere i giovani che attualmente sono nell’Oratorio? (costui era Buzzetti Giuseppe).

– Sì! risposi io; perché è già un mese che più non li vedo! E me li additò.

Vidi l’Oratorio e tutti voi che facevate ricreazione. Ma non udiva più grida di gioia e cantici, non più vedeva quel moto, quella vita come nella prima scena. Negli atti e nel viso di molti giovani si leggeva una noia, una spossatezza, una musoneria, una diffidenza che faceva pena al mio cuore. Vidi è vero molti che correvano, giuocavano con beata spensieratezza, ma altri non pochi io ne vedeva star soli, appoggiati ai pilastri, in preda a pensieri sconfortanti; altri passeggiare lentamente in gruppi, parlando sotto voce tra di loro, dando attorno occhiate sospettose e maligne: talora sorridere, ma con un sorriso accompagnato da occhiate da far no solamente sospettare, ma credere che S. Luigi avrebbe arrossito se si fosse trovato in loro compagnia…

– Hai visti i tuoi giovani? mi disse quell’antico allievo.

– Li vedo, risposi sospirando.

Quanto sono differenti da quelli che eravamo noi una volta! esclamò quel vecchio allievo.

– Purtroppo! quanta svogliatezza in questa ricreazione.

– E di qui proviene la freddezza in tanti nell’accostarsi ai Sacramenti; la trascuranza delle pratiche di pietà; lo star mal volentieri in un luogo, ove la Divina Provvidenza li ricolma d’ogni bene pel corpo, per l’anima, per l’intelletto. Di qui il non corrispondere che molti fanno alla loro vocazione; di qui le ingratitudini verso i Superiori; di qui i segretumi e le mormorazioni, con le altre deplorevoli conseguenze.

– Capisco, intendo, risposi io. Ma come si possono rianimare questi miei cari giovani, perché riprendano l’antica vivacità, allegrezza?

– Coll’amore!”

Com’è distante questa immagine del cortile rispetto a quella contemplata ieri, vero? È distante da tutto ciò che avevo pensato e sognato… Purtroppo a volte è realtà, e lo era anche a Valdocco. Non pensare infatti che Valdocco fosse un luogo idilliaco: i problemi c’erano come ci sono ancora oggi. Pensa che una volta dovetti addirittura sciogliere la banda dell’oratorio ed allontanarne i membri… Quindi innanzitutto non disperare! Ti prego, non lasciare che i problemi e le difficoltà ti allontanino dalla vita oratoriana.

Molti, troppi, sono andati via per questo e molti e troppi rimangono e non fanno altro che lamentarsi, di ricordare quando c’era quel don o quella suora, ripetendo frasi come:

“Eh, ai miei tempi!”

“Ah, quando ero io animatore…”

“Eh ma quando c’era LVI sì che le cose andavano bene”.

 

Ricordare il passato e fare memoria fa bene, anzi è molto prezioso, ma la nostalgia non deve assolutamente imprigionarci nel passato. Le cose cambiano, la vita, il mondo, i ragazzi, le persone cambiano. Chi deve rimanere è il Signore! Quindi, cresci nell’amore all’oratorio, ai ragazzi che ti sono affidati, all’ambiente e alla casa salesiana. Non puoi immaginare il bene che puoi fare, che tu sia animatore o no. Come crescere nell’amore? Allenando lo sguardo e curando la relazione con il Signore. Allenare lo sguardo infatti significa imparare a rendersi conto della Sua presenza in tutto, anche quando le cose non vanno. Poi ritagliati del tempo per stare con Lui e per parlargli come ad un amico. Sfogati, affidagli preoccupazioni, problemi, difficoltà. Dopo mettiti in ascolto: vedrai che ti suggerirà cosa fare, come amare, come sperare. Il fatto è che l’Amore di Dio è visibile e comunicabile, e si fida di te per testimoniarlo ed annunciarlo. Pregare vuole dire tutto questo: allenare lo sguardo, dilatare il cuore e imparare la grammatica e il linguaggio dell’Amore. Ricorda due cose:

  1. Non sei solo! Cerca alleati con i quali essere lievito nella massa… Domenico si inventò la Compagnia dell’Immacolata, perché non pensi a qualcosa del genere?
  2. Un grande santo diceva: “Dove non trovi amore, metti amore e troverai amore”, quindi datti da fare e ama!

A domani. Tuo amico in Cristo, Sac. Giò Bosco

 

“Nel mezzo c’è tutto il resto

E tutto il resto è giorno dopo giorno

E giorno dopo giorno è

Silenziosamente costruire

E costruire è sapere

è potere rinunciare alla perfezione”

Costruire – Niccolò Fabi

 

DONARE TEMPO

TERZO GIORNO: MERCOLEDÌ 25

Ciao, spero davvero di non averti disanimato ieri. Sappi che anch’io nel sogno mi agitai molto, non potevo capacitarmi che ciò che stavo vedendo era la realtà! E poi, ti rendi conto, a 69 anni ancora dovevo ricevere lezioni dai miei ragazzi. A dire il vero è qualcosa di grandioso. Non puoi immaginare quanto ho imparato da loro, quando mi hanno fatto crescere…

 

“- Amore? Ma i miei giovani non sono amati abbastanza? Tu lo sai se io li amo. Tu sai quanto per essi ho sofferto e tollerato pel corso di ben quaranta anni, e quanto tollero e soffro ancora adesso. Quanti stenti, quante umiliazioni, quante opposizioni, quante persecuzioni per dare ad essi pane, casa, maestri e specialmente per procurare la salute delle loro anime. Ho fatto quanto ho potuto e saputo per coloro che formano l’affetto di tutta la mia vita.

– Non parlo di te!

– Di chi dunque? Di coloro che fanno le mie veci? Dei Direttori, Prefetti, maestri, assistenti? Non vedi come sono martiri dello studio e del lavoro? Come consumino i loro anni giovanili per coloro che ad essi affidò la Divina Provvidenza?

– Vedo, conosco; ma ciò non basta: ci manca il meglio.

– Che cosa manca adunque?

Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati.

– Ma non hanno gli occhi in fronte? Non hanno il lume dell’intelligenza? Non vedono che quanto si fa per essi è tutto per loro amore?

– No, lo ripeto; ciò non basta.

– Che cosa ci vuole adunque?

– Che essendo amati in quelle cose che loro piacciono col partecipare alle loro inclinazioni infantili, imparino a veder l’amore in quelle cose che naturalmente lor piacciono poco, quali sono la disciplina, lo studio, la mortificazione di sè stessi e queste cose imparino a far con amore.”

 

Anzi, è stato proprio il Signore che mi ha amato e fatto crescere attraverso di loro. Attraverso i giovani mi ha suggerito la grande intuizione del “sentirsi amati”. Ma come si fa a far sentire qualcuno amato!? Cioè tu ad esempio, come fai a conoscere di essere amato? Lo devi vedere, sperimentare, hai bisogno di gesti concreti, vero?  Fondamentalmente hai bisogno che qualcuno entri in relazione con te, che faccia il primo passo, che si avvicini, che stia con te, che doni il tempo per te! Puoi ben immaginare come si fa tutto questo: stando! Posso essere sincero? È vero che a volte è difficile trovare il tempo e quindi in oratorio ci si limita magari all’incontro del gruppo o ad altre attività… Però i ragazzi vogliono vederti stare con loro nelle cose loro, nei loro giochi, nelle loro chiacchiere, nelle cose belle del loro mondo, che tu meglio di tutti puoi conoscere, valorizzare e far comprenderne le criticità. Detto in parole povere, i ragazzi vogliono vederti stare nel loro tempo e non in quello che “ritagli” per gentile concessione. Scusami se sono un po’ duro, però è davvero molto importante: i ragazzi si accorgono di chi gli dona veramente la vita e donare il tempo è donare vita! Che poi, ce la vogliamo dire tutta? I ragazzi si dimenticano di tutte le cose che gli possiamo dire, delle belle parole, delle dinamiche di gruppo ecc… (attenzione, non ti sto dicendo che queste cose non sono importanti eh, anzi!) ma ciò che rimane alla fine è il bene che vuoi a ciascuno di loro e che gli dimostri, soprattutto in cortile, perché lì è pienamente se stesso, nei suoi limiti e nelle sue qualità. Anche tu quindi sii autenticamente e profondamente te stesso, lascia trasparire la parte più bella di te, quella capace di amare così come ha amato il Signore. E, diciamocelo, solo stando in mezzo a loro, ti accorgi davvero dei loro bisogni e delle loro necessità, dei loro desideri e dei loro sogni, e magari così potrai scoprire anche i tuoi…

A domani. Tuo amico in Cristo, Sac. Giò Bosco

 

“Chi ci sarà assieme a te sotto la neve?

Chi ci sarà quando le cose non van bene?

Chi ci sarà che col dito ti toglierà una lacrima sul viso?

Ci sarò, io sì, ci sarò”

Ci Sarò – Alfa

 

VOCAZIONE

QUARTO GIORNO: GIOVEDÌ 26

Ciao, ieri ci siamo lasciati su un po’ come l’ultima puntata della penultima stagione della tua serie preferita. Ricordi, parlavamo dello stare in mezzo ai ragazzi, del dedicare tempo e del arrivare a scoprire i propri sogni… come si fa? Voglio tenerti un altro po’ sulle spine…

 

“Spiegati meglio!

– Osservi i giovani in ricreazione.

Osservai e quindi replicai: – E che cosa c’è di speciale da vedere?

– Sono tanti anni che va educando giovani e non capisce? Guardi meglio! Dove sono i nostri Salesiani?

Osservai e vidi che ben pochi Preti e Chierici si mescolavano fra i giovani e ancor più pochi prendevano parte ai loro divertimenti. I Superiori non erano più l’anima della ricreazione. La maggior parte di essi passeggiavano fra di loro parlando, senza badare che cosa facessero gli allievi; altri guardavano la ricreazione non dandosi nessun pensiero dei giovani; altri sorvegliavano così alla lontana senza avvertire chi commettesse qualche mancanza; qualcuno poi avvertiva ma in atto minaccioso e ciò raramente.

Vi era qualche Salesiano che avrebbe desiderato intromettersi in qualche gruppo di giovani, ma vidi che questi giovani cercavano studiosamente di allontanarsi dai maestri e dai Superiori.

Allora quel mio amico ripigliò:

– Negli antichi tempi dell’Oratorio lei non stava sempre in mezzo ai giovani e specialmente in tempo di ricreazione? Si ricorda quei belli anni? Era un tripudio di paradiso, un’epoca che ricordiam sempre con amore, perché l’amore era quello che ci serviva di regola, e noi per lei non avevamo segreti.

– Certamente! E allora tutto era gioia per me e nei giovani uno slancio per avvicinarsi a me per volermi parlare, ed una viva ansia di udire i miei consigli e metterli in pratica. Ora però vedi come le udienze continue e gli affari moltiplicati e la mia sanità me lo impediscono.

– Va bene: ma se lei non può, perché i suoi Salesiani non si fanno suoi imitatori? Perché non insiste, non esige che trattino i giovani come li trattava lei?

– lo parlo, mi spolmono ma pur troppo che molti non si sentono più di far le fatiche di una volta.

– E quindi trascurando il meno perdono il più e questo più sono le loro fatiche. Che amino ciò che piace ai giovani e i giovani ameranno ciò che piace ai Superiori. E a questo modo sarà facile la loro fatica. La causa del presente cambiamento nell’Oratorio è che un certo numero di giovani non ha confidenza nei Superiori. Anticamente i cuori erano tutti aperti ai Superiori, che i giovani amavano ed obbedivano prontamente. Ma ora i Superiori sono considerati come Superiori e non più come padri, fratelli ed amici; quindi sono temuti e poco amati. Perciò se si vuol fare un cuor solo ed un’anima sola per amor di Gesú bisogna che si rompa quella fatale barriera della diffidenza e sottentri a questa la confidenza cordiale. Che quindi l’obbedienza guidi l’allievo come la madre guida il suo fanciullino. Allora regnerà nell’Oratorio la pace e l’allegrezza antica.

– Come dunque fare per rompere questa barriera?

– Famigliarità coi giovani specialmente in ricreazione. Senza famigliarità non si dimostra l’amore e senza questa dimostrazione non vi può essere confidenza. Chi vuole essere amato bisogna che faccia vedere che ama. Gesú Cristo si fece piccolo coi piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il maestro della famigliarità. Il maestro visto solo in cattedra è maestro e non più, ma se va in ricreazione coi giovani diventa come fratello. Se uno è visto solo predicare dal pulpito si dirà che fa né più né meno del proprio dovere, ma se dice una parola in ricreazione è la parola di uno che ama.

Quante conversioni non cagionarono alcune sue parole fatte risuonare all’improvviso all’orecchio di un giovane nel mentre che si divertiva”

 

In effetti potrei considerarmi un esperto di sogni. Ricordo ancora con nitidezza quello che feci a 9 anni. E poi, anche questo che raccontai con quella Lettera da Roma… Che meraviglia. Sai, per me sono così importanti perché era il Signore stesso a parlarmi attraverso di questi e farmi sentire amato in questa maniera particolare. “Il sentirsi amati”… Torna sempre. In tutto questo però mi sono dimenticato di chiederti: ma tu, ti senti amato? Il fatto è che ciò che vale con i ragazzi vale anche per noi. Ricordi quando ti dicevo che pregare è allenare lo sguardo, dilatare il cuore e imparare la grammatica e il linguaggio dell’Amore? Ecco, questo vale innanzitutto per la tua vita. Quindi, lasciati accompagnare anche tu nello scoprire la quotidianità del Suo Amore. Nell’imparare a contemplare la Sua presenza in tutto. E’ così poi che cresce il desiderio di comunicarLo e testimoniarLo, di gridarLo con la vita e quindi… di stare in mezzo ai ragazzi. È un po’ come il cane che si morde la coda. Più ti lasci amare allora tanto più riesci ad amare e al tempo stesso nell’amare ti rendi conto anche dell’essere amato… E nel condividere quest’amore che non puoi tenere più solo per te, i ragazzi che ti sono affidati inizieranno a capire quanto bene vuoi loro e ad amarti a loro volta, a sentirsi amati dell’amore di Dio attraverso te. Davvero un circolo di bene che cresce sempre più, una familiarità che fa spazio a Dio nelle nostre relazioni. E non farti spaventare da questo giro di parole: una volta fatto il primo passo tutto il resto viene da sè. Fidati di chi l’ha sperimentato per primo sulla propria pelle…
Il luogo migliore per fare tutto ciò è proprio l’oratorio, attraverso il quale hai imparato a fare esperienza di Dio. C’è da fare come Mosè: hai presente l’episodio del roveto ardente? “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!” Ecco, l’oratorio e i ragazzi sono il tuo roveto ardente. Attraverso di loro Dio ti parla e così quindi potrai renderti conto dei desideri e dei sogni che abitano il tuo cuore e quello di Dio. In fondo è così che scopri la tua vocazione. Sarò schietto: non avere paura di andare in profondità e aprire il cuore all’incontro con il Signore. Cura la familiarità con Lui e può darsi che un giorno farà risuonare all’orecchio che magari la vocazione alla vita santa per te consiste nel farti davvero mio imitatore, in tutto e per tutto nella vita salesiana, diventando così “le mie mani che stringono ancora mani”.

A domani. Tuo amico in Cristo, Sac. Giò Bosco

 

Però hai messo un diamante dentro al mio cuore

Che brilla, che brilla

Quando lo espongo al sole”

Kebrillah – Jovanotti

 

LIBERTA’

QUINTO GIORNO: VENERDÌ 27

Ciao, sono stato troppo schietto ieri? So che non è facile affrontare il tema della vocazione, soprattutto quando si tratta della vocazione alla vita salesiana. Il problema è che a volte capita che addosso a qualcuno si appiccicano etichette quando magari ancora non si è iniziato nessun discernimento. Quanti danni fanno le etichette… se ami veramente qualcuno lo accompagni a crescere nella libertà dell’Amore di Dio, lasciando sviluppare i doni che il Signore ha fatto nello specifico a quella persona, a quel ragazzo. Il grande San Francesco di Sales diceva di fare “tutto per amore e nulla per forza”. Questo è il fondamento della libertà: l’amorevolezza.

 

“Chi sa di essere amato ama e chi è amato ottiene tutto specialmente dai giovani. Questa confidenza mette una corrente elettrica fra i giovani ed i Superiori. I cuori si aprono e fanno conoscere i loro bisogni e palesano i loro difetti. Questo amore fa sopportare ai Superiori le fatiche, le noie, le ingratitudini, i disturbi, le mancanze, le negligenze dei giovanetti. Gesú Cristo non spezzò la canna già fessa, né spense il lucignolo che fumava. Ecco il vostro modello.

Allora non si vedrà più chi lavorerà per fine di vanagloria; chi punirà solamente per vendicare l’amor proprio offeso; chi si ritirerà dal campo della sorveglianza per gelosia di una temuta preponderanza altrui; chi mormorerà degli altri volendo essere amato e stimato dai giovani, esclusi tutti gli altri Superiori, guadagnando null’altro che disprezzo ed ipocrite moine; chi si lasci rubare il cuore da una creatura e per far la corte a questa trascurare tutti gli altri giovanetti; chi per amore dei proprii comodi tenga in non cale il da vere strettissimo della sorveglianza; chi per un vano rispetto umano si astenga dall’ammonire chi deve essere ammonito.

Se ci sarà questo vero amore non si cercherà altro che la gloria di Dio e la salute delle anime. Perché si vuole sostituire all’amore la freddezza di un regolamento? Perché i Superiori si allontanano dall’osservanza di quelle regole di educazione che D. Bosco ha loro dettate? Perché al sistema di prevenire colla vigilanza e amorosamente i disordini, si va sostituendo a poco a poco il sistema meno pesante e più spiccio per chi comanda di bandir leggi che se si sa stengono coi castighi accendono odii e fruttano dispiaceri; se si trascura di farle osservare fruttano disprezzo per i superiori e cagione sa no di disordini gravissimi?”

 

“Sì, va bene don Bosco, tu la fai facile… ma cosa significa accompagnare nella libertà e vivere l’amorevolezza?!” Non dirmi che non lo hai pensato… Però è vero, non è facile, si tratta di una cosa davvero tanto grande, ma immagino che al tempo stesso sai quanto sia fondamentale. Pensaci un po’: quand’è che credi veramente a qualcosa? Quando qualcuno te la impone o quando aderisci a questa con tutto il tuo cuore, quando cioè ci credi veramente con tutto te stesso? E in fondo questa è libertà, decidere di lasciarci attrarre da qualcosa, o meglio Qualcuno, che davvero ci realizza, ci dà pienezza, ci fa sentire profondamenti amati, ci fa sentire appunto liberi di essere noi stessi, di sviluppare cioè quei doni che il Signore di ha fatto. Liberi di lasciarci amare e di amare. In fondo, vivere l’amorevolezza in oratorio significa proprio alimentare questo clima di fermento, di crescita e di libertà. Infatti, nel momento in cui ti collochi in questa linea di attrazione, in questo grande campo magnetico, che è l’Amore, allora tutto ciò che vivrai sarà orientato e motivato all’Amore, anche le cose più spiacevoli. Perché libertà non è semplicemente fare ciò che si vuole, anzi è fare anche le cose che magari non vorremmo fare. “Si, ok e quindi?” …e quindi è facendo fare esperienza dell’Amore e della libertà che “conquistiamo” i ragazzi, è così che interiorizzano ciò che vuoi comunicare. Questo significa che la tua presenza non può essere banale e sempliciotta. Non sei il compagnone dei ragazzi, sei tutt’altro, sei molto di più! Sei molto più prezioso e originale. Sei educatore, animatore, sei evangelizzatore, chiamato ad accompagnare i ragazzi all’incontro con il Signore. È in Lui e da Lui che si sentiranno amati profondamente ed eternamente. Ed è così che accetteranno le proposte che gli farai, e che accetteranno anche i rimproveri. Però prima di tutto devi essere tu a fare questo tipo di esperienza, ad accettare le proposte e le chiamate del Signore, come il dedicarti a tutti incondizionatamente.

A domani. Tuo amico in Cristo, Sac. Giò Bosco

 

“La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione

La Libertà – Giorgio Gaber

TUTTI

SESTO GIORNO: SABATO 28

Ciao, non so se hai ascoltato la canzone che ti suggerivo ieri. A me piace molto perché mi fa pensare all’essere parte di una relazione, quella con il Signore. Se ti riconosci parte di questa relazione, allora ti renderai conto che il Signore ti fa collaboratore del Suo Amore verso i ragazzi… tutti i ragazzi!

 

“E ciò accade necessariamente se manca la famigliarità. Se adunque si vuole che l’oratorio ritorni all’antica felicità si rimetta in vigore l’antico sistema: che il Superiore sia tutto a tutti, pronto ad ascoltare sempre ogni dubbio, o lamentanza dei giovani, tutto occhio per sorvegliare paternamente la loro condotta, tutto cuore per cercare il bene spirituale e temporale di coloro che la Provvidenza gli ha affidati. Allora i cuori non saranno più chiusi e non regneranno più certi segretumi che uccidono. Solo in caso di immoralità i Superiori siano inesorabili. È meglio correre pericolo di scacciare dalla casa un innocente, che ritenere uno scandaloso. Gli assistenti si facciano uno strettissimo dovere di coscienza di riferire ai Superiori tutte quelle cose le quali conoscano in qualunque modo essere offesa di Dio. Allora io interrogai:

 – E quale è il mezzo precipuo perché trionfi simile famigliarità e simile amore e confidenza?

– L’osservanza esatta delle regole della casa.

– E null’altro?

– Il piatto migliore in un pranzo è quello della buona cera.

Mentre così il mio antico allievo finiva di parlare ed io continuava ad osservare con vivo dispiacere quella ricreazione a poco a poco mi sentii oppresso da grande stanchezza che andava ognora crescendo. Questa oppressione giunse al punto che non potendo più resistere mi scossi e rinvenni. Mi trovai in piedi vicino al letto. Le mie gambe erano così gonfie e mi faceano così male che non potea più star ritto. L’ora era tardissima quindi me ne andai a letto risoluto di scrivere a’ miei cari figlioli queste righe.

lo desidero di non far questi sogni perché mi stancano troppo. Nel giorno seguente mi sentiva rotto nella persona e non vedea l’ora di potermi riposare la sera seguente. Ma ecco appena fui in letto ricominciare il sogno. Avevo d’innanzi il cortile, i giovani che ora sono nell’Oratorio, e lo stesso antico allievo dell’Oratorio. Io presi ad interrogarlo: – Ciò che mi dicesti io lo farò sapere ai miei Salesiani, ma ai giovani dell’Oratorio che cosa debbo dire?

Mi rispose: – Che essi riconoscano quanto i Superiori, i maestri, gli assistenti fatichino e studino per loro amore, poi che se non fosse pel loro bene non si assoggetterebbero a tanti sacrifizii; che si ricordino essere l’umiltà la fonte di ogni tranquillità; che sappiano sopportare i difetti degli altri, poi che al mondo non si trova la perfezione ma questa è solo in paradiso; che cessino dalle mormorazioni poiché queste raffreddano i cuori.”

 

La cosa è semplice: si tratta di riconoscerti figlio, o figlia, e così puoi sperimentare che Dio è Padre e che gli altri sono fratelli. Al tempo stesso nel riconoscere gli altri fratelli anche tu ti sentirai più figlio/a. Ma perchè è così importante? Perché così cresce in te l’Amore verso tutti i ragazzi. Non solo i più simpatici, i più bellocci, i più affettuosi. Quelli che ti salutano sempre, quelli che ti dicono quanto sei bello, bravo, il loro animatore preferito ecc… Sai bene che c’è chi gongola in queste cose. A me vengono i brividi, anche se al tempo stesso anche queste persone vanno aiutate a crescere e vanno quindi amate. Perchè in fondo essere fratelli significa amare anche i più antipatici, o i ragazzi che creano un sacco di problemi, quelli che quando si chiama la preghiera fanno a gara a chi scappa per primo, quelli che non vanno al gruppo, che vengono “solo” in cortile a giocare, quelli che della messa e dei sacramenti non ne vogliono proprio sapere, o che ti mandano a quel paese appena provi a dirgli qualcosa. Amare questi ragazzi è un grande esercizio di libertà, perché non ti sentirai gratificato, né riconosciuto, né apprezzato, e più starai con questi ragazzi più crescerai in libertà e in autenticità. E’ vero che non è facile, anzi a volte sarà davvero spiacevole però sai che il Signore vuole salvare anche loro! Se non pensi tu a questi, chi lo farà? Come conosceranno l’Amore di Dio senza di te?! Senza gli altri animatori, senza l’oratorio? Attento però a due cose:

  1. Sei chiamato a seminare nella gratuità. Non avere paura dei fallimenti o degli sbagli, anch’io ho fallito e sbagliato. Tu renditi strumento e semina. Sai come fare per non uscire pazzo per non vedere i risultati? Curare la relazione con il Signore. Pensaci un po’… L’altro giorno stavamo proprio parlando del sentirsi amati. Sentirsi amati dal Signore significa proprio che il Signore, che conosce tutto di noi, ci ama e ci fa crescere. Oh, conosce tutto di noi! Anche le cose più misere e meschine, tutto! Eppure… sappiamo cosa ha fatto per noi, no? Ecco, attingi a quell’amore e sarai libero dall’ansia dei risultati. E, appunto, ricorda che tu sei strumento, è Lui che salva! E che arriva al cuore dei ragazzi anche quando noi non riusciamo.
  2. Non sto dicendo che bisogna far valer tutto, eh! Come se stare con tutti volesse dire giustificare qualsiasi comportamento ecc… Niente di tutto questo. Oratorio è casa per tutti però al tempo stesso bisogna comportarsi secondo le regole della casa. Amare significa far crescere, significa educare ed evangelizzare. Sempre sei chiamato a far conoscere il Signore, soprattutto con la tua vita.

Ah, un’ultima cosa per oggi: stare con tutti significa non dimenticarsi di chi invece è “bravo”, o dei “Domenico Savio” per esempio. Tutti, significa semplicemente tutti. Questo amore sincero verso tutti ci fa famiglia!

A domani. Tuo amico in Cristo, Sac. Giò Bosco

 

“Ho sedici anni

Ma è già più di dieci

Che ho smesso di credere

Che ci sia ancora qualcosa là fuori

E voi lasciatemi perdere”

Argentovivo – Daniele Silvestri, Rancore, Manuel Agnelli

 

L’ESSENZIALE

SETTIMO GIORNO: DOMENICA 29

Ciao, ieri forse mi sono dilungato un po’… scusami, ma quel “tutti” mi sta particolarmente a cuore. Oggi proverò ad essere un po’ più breve, anche se tante sono le cose che vorrei ancora dirti: 

 

…e soprattutto che procurino di vivere nella S. grazia di Dio. Chi non ha pace con Dio, non ha pace con sè, non ha pace cogli altri”

– E tu mi dici dunque che vi sono fra i miei giovani di quelli che non hanno la pace con Dio?

– Questa è la prima causa del malo umore, fra le altre che tu sai, alle quali devi porre rimedio, e che non fa d’uopo che ora ti dica. Infatti non diffida se non chi ha segreti da custodire, se non chi teme che questi segreti vengano a conoscersi, perché sa che gliene tornerebbe vergogna e disgrazia. Nello stesso tempo se il cuore non ha la pace con Dio rimane angosciato irrequieto insofferente d’obbedienza, si irrita per nulla, gli sembra che ogni cosa vada a male, e perché esso non ha amore, giudica che i Superiori non lo amino.

– Eppure o caro mio non vedi quanta frequenza di Confessioni e di Comunioni vi è nell’Oratorio?

– È vero che grande è la frequenza delle Confessioni ma ciò che manca radicalmente, in tanti giovanetti che si confessano è la stabilità nei proponimenti. Si confessano ma sempre le stesse mancanze, le stesse occasioni prossime, le stesse abitudini cattive, le stesse disobbedienze, le stesse trascuranze nei doveri. Cosi si va avanti per mesi e mesi, e anche per anni e taluni perfino cosí continuano alla 5a ginnasiale. Sono confessioni che valgono poco o nulla; quindi non recano pace e se un giovanetto fosse chiamato in quello stato al tribunale di Dio sarebbe un affare ben serio.

– E di costoro ve ne ha molti all’Oratorio?

– Pochi in confronto del gran numero di giovani che sono nella casa: Osservi. -E me li additava.

Io guardai e ad uno ad uno vidi quei giovani. Ma in questi pochi io vidi cose che hanno profondamente amareggiato il mio cuore. Non voglio nietterle sulla carta, ma quando sarò di ritorno voglio esporle a ciascuno cui si riferiscono. Qui vi dirò soltanto che è tempo di pregare e di prendere ferme risoluzioni; proporre non colle parole mai coi fatti e far vedere che i Comollo, i Savio Domenico, i Besucco e i Saccardi, vivono ancora tra noi.

In ultimo domandai a quel mio amico: – Hai null’altro da dirmi?

– Predica a tutti grandi e piccoli che si ricordino sempre che sono figli di Maria SS. Ausiliatrice. Che essa stessa li ha qui radunati per condurli via dai pericoli del mondo, perché si amassero come fratelli e perché dessero gloria a Dio e a lei colla loro buona condotta. Che è la Madonna quella che loro provvede pane e mezzi di studiare con infinite grazie e portenti. Si ricordino che sono alla vigilia della festa della loro SS. Madre e che coll’aiuto suo deve cadere quella barriera di diffidenza che il Demonio ha saputo innalzare tra giovani e Superiori e della quale sa giovarsi per la rovina di certe anime.

– E ci riusciremo a togliere questa barriera?

– Sí certamente purché grandi e piccoli siano pronti a soffrire qualche piccola mortificazione per amor di Maria e mettano in pratica ciò che io le ho detto. Intanto io continuava a guardare i miei giovinetti e allo spettacolo di coloro che vedeva avviati verso l’eterna perdizione sentii tale stretta al cuore che mi svegliai. Molte cose importantissime che io vidi desidererei ancora narrarvi ma il tempo e le convenienze non me lo permettono”

 

Come promesso sarò breve, anche se sarà difficile perché puoi ben vedere c’è ancora tanto che sento di doverti dire… Innanzitutto non ti dimenticare quanto sia importante crescere nel frequentare i sacramenti. A volte ho l’impressione che gli diamo un posto marginale nella vita oratoriana, soprattutto pensando che dovendo arrivare a “tutti” allora abbassiamo il livello della qualità delle proposte che facciamo e della vita oratoriana, e rimaniamo un po’ in superficie e ahimè nella mediocrità. Questo non è adattarsi alle esigenze dei bisogni dei ragazzi ma percorrere la via più facile e comoda… A volte poi mi domando: “ma ci crediamo veramente?” Cioè crediamo veramente che vivere il Sacramento della Riconciliazione significa vivere della Misericordia di Dio? Crediamo che celebrare insieme l’Eucaristia significa davvero partecipare alla vita del Signore e crescere nell’Amore vicendevole? Crediamo davvero che Maria è nostra madre e ci insegna ad essere figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo e di tutti? Sai che per me queste cose non sono solo importanti ma fondamentali! Perché quindi te ne vuoi privare? Perché se ne dovrebbero privare i ragazzi che ci sono affidati? Abbi fiducia in chi ti guarda con occhi di padre: non temere di andare in profondità, di scoprirti figlio o figlia di Dio anche attraverso i sacramenti. Vedrai quanta ricchezza doneranno alla tua vita. Sii costante e non scoraggiarti: ti stupirai dei miracoli che il Signore può compiere in te. Per favore, vivi e fai conoscere la bellezza della vita sacramentale. Anzi, fa’ che tutta la tua vita possa essere sacramento, cioè una realtà che fa vedere Dio… ne vale della salvezza della tua anima e di quella dei ragazzi.

Sempre Tuo amico in Cristo, Don Bosco

 

Il tuo cuore è spaventato non riesce a riposare
Ha corso a perdifiato si è dato un gran da fare
Ora che il sonno bussa leggero alla sua porta
L’affanno non gli passa e nulla lo conforta
Diventerò una spugna per strofinarti il cuore
Insaponarti bene sciacquare via il dolore
E laverò via i dubbi, i dilemmi, le paure
La luce che conosci ti farò ritrovare” 

Qualsiasi cosa – Cesare Cremonini

 

SEI TU
OTTAVO GIORNO: LUNEDÌ 30

Ciao, oggi è l’ultimo giorno in cui ti scrivo, almeno per ora. Sicuramente però le mie parole ti raggiungono in tanti altri modi. Attraverso ciò che già ho scritto, ciò che addirittura hanno scritto su di me (chi l’avrebbe mai detto!) e attraverso i tuoi salesiani o salesiane, e tutti i figli miei, e i ragazzi stessi… Comunque, siamo ormai ai saluti finali:

 

“Concludo: Sapete che cosa desidera da voi questo povero vecchio che per i suoi cari giovani ha consumato tutta la vita? Niente altro fuorché, fatte le debite proporzioni ritornino i giorni felici dell’antico oratorio. I giorni dell’amore e della confidenza Cristiana tra i giovani ed i Superiori; i giorni dello Spirito di accondiscenza e sopportazione per amor di Gesú Cristo degli uni verso degli altri; i giorni dei cuori aperti con tutta semplicità e candore, i giorni della carità e della vera allegrezza per tutti. Ho bisogno che mi consoliate dandomi la speranza e la promessa che voi farete tutto ciò che desidero per il bene delle anime vostre. Voi non conoscete abbastanza quale fortuna sia la vostra di essere stati ricoverati nell’Oratorio. Innanzi a Dio vi protesto: Basta che un giovane entri in una casa Salesiana perché la Vergine SS. lo prenda subito sotto la sua protezione speciale. Mettiamoci adunque tutti d’accordo. La carità di quelli che comandano, la carità di quelli che devono obbedire faccia regnare fra di noi lo spirito di S. Francesco di Sales.

O miei cari figlioli, si avvicina il tempo nel quale dovrò distaccarmi da voi e partire per la mia eternità (Nota del Segret. A questo punto D. Bosco sospese di dettare; gli occhi suoi si empirono di lagrime, non per rincrescimento, ma per ineffabile tenerezza che trapelava dal suo sguardo e dal suono della sua voce: dopo qualche istante continuò) quindi io bramo di lasciar voi, o preti, o chierici, o giovani carissimi per quella via del Signore nella quale esso stesso vi desidera.

A questo fine il Santo Padre che io ho visto venerdí 9 di maggio vi manda di tutto cuore la sua benedizione. Il giorno della festa di Maria SS. Ausiliatrice mi troverò con voi innanzi all’effige della nostra amorosissima Madre. Voglio che questa gran festa si celebri con ogni solennità e D. Lazzero e D. Marchisio pensino a far sí che stiamo allegri anche in refettorio. La festa di Maria Ausiliatrice deve essere il preludio della festa che dobbiam celebrare tutti insieme uniti un giorno in paradiso”

 

Non ho intenzione di dilungarmi molto anche oggi; voglio dirti solo due ultime cose. Quasi due richieste che questo ormai vecchio prete ti fa… me lo concederai vero? La prima. Desidero ardentemente che in ogni nostra opera e casa salesiana tornino anche oggi i giorni dei cuori aperti, i giorni felici dell’antico oratorio. Ne abbiamo già parlato di quante difficoltà e quante ricchezze ci sono ancora oggi. A duecento anni di distanza, le cose non sono poi così diverse, basta saper leggere attentamente i segni dei tempi.
Ma desidero che questa cosa sia chiara nel tuo cuore: non sono le attività o le opere a fare l’oratorio. Come ho già detto a qualche mio salesiano, l’oratorio è in te, sei tu! Non scoraggiarti davanti alle difficoltà, ma torna sempre alla tua origine e al tuo centro, che nient’altro è se non la relazione con il Signore e l’esperienza di Dio che fai nel quotidiano. La tua vita parla più di tante parole. Seconda cosa. Spesso ho ripetuto ai miei ragazzi e ripeto ancora a te: desidero vederti felice, nel tempo e nell’eternità. Questi giorni felici che cerchiamo di ricreare in oratorio non sono solo momenti leggeri e spensierati: sono il preludio della felicità vera che gusteremo tutti in Paradiso. Va bene, capisco che a sentire questo ci si può sentire disorientati. Ma mettiamola così: l’esperienza di Dio che fai qua è già manifestazione dell’Amore di Dio che ci attende tutti dopo. E attenzione, non significa che questo consiste nell’essere sempre felici, non avere alcun problema, che è tutto rose e fiori. No… significa incontrare Dio nel ragazzo che ci viene ad abbracciare gioioso tanto quanto nelle lacrime da asciugare al giovane o all’amico, al confratello. Significa lasciar spazio al Signore in tutto della nostra umanità. Vedremo accadere miracoli. Penso sia arrivato davvero il momento di lasciarti. Ricorda quanto sei prezioso ai miei occhi, e ancor più a quelli del Signore. E che davvero attendo te in Paradiso.

Con grandissimo affetto, il tuo amico in Gesù Cristo, Don Bosco

 

P.s: so che domani sarà grande festa nei nostri oratori…. Ti faccio un regalo: chiedimi una grazia speciale, come quando festeggiavo l’onomastico a Valdocco e dicevo di voler fare io i regali, ricordi? Chi si dimentica la richiesta di Domenico… “mi aiuti a farmi santo?”. Ecco, ora non festeggio più l’onomastico ma sono diventato “onomastico” (XD) però voglio comunque fare proprio a te un grande regalo: chiedimi qualcosa che il tuo cuore desidera davvero tanto ed io lo sussurrerò all’orecchio di Dio Padre e di Maria.

“È musica improvvisata
Ognuno con il suo strumento
Ci mette dentro la sua vita
E tutto è sempre in movimento
Nessuno sa dove va il vento
Ma è bello sapere che c’è
Qualcosa che ha senso tra me e te
Qualcosa di immenso tra me e te”

Tra me e te – Jovanotti

 

 

BONUS TRACK

NONO GIORNO: MARTEDÌ 31

Ciao! E’ vero, avevamo detto che ieri sarebbe stato l’ultimo giorno per queste email di Don Bosco… ma ecco, oggi rompiamo un po’ la magia del sentirci rivolgere qualche parola direttamente da lui per poter parlare direttamente da Animatori Salesiani ad animatori salesiani. Considerala un po’ come la bonus track del tuo album preferito, quello che fa vibrare il tuo cuore e ti fa muovere e ballare a suo ritmo, anche senza esserne consapevole. D’altronde, con don Bosco è proprio così…

Comunque, prima di tutto: buona festa! Forse oggi sarai nel tuo oratorio a goderti quel pezzetto di paradiso che vivi ogni giorno e che oggi è davvero un tripudio di musica, preghiere, giochi. Forse se sei lontano da casa, studente o lavoratore fuori sede, un po’ ti manca tutto questo, non sai quanto ci dispiace, anzi speriamo che le mail ti siano servite anche per accorciare la distanza fisica ed aumentare quella del cuore. Comunque ti invitiamo a celebrare la festa di oggi, magari concediti un pranzo o una cena con amici, e soprattutto prova a partecipare alla celebrazione eucaristica.

In ogni caso immaginiamo che il tuo cuore salesiano, ovunque tu sia, esulti di gioia, in don Bosco, per don Bosco e con don Bosco. Perché sicuramente anche lui è tanto felice nel vedere le sue case e i suoi figli in festa, e ancor di più perché la sua vita “è forte dentro noi”.

Ad ogni modo queste mail erano anche il tentativo di ricreare la familiarità che c’era tra Don Bosco e i ragazzi che conosceva personalmente, che sentivano la sua voce e scrutavano il suo volto. Quasi a voler attingere ancora direttamente e personalmente a lui per tornare alle radici del nostro carisma in questi giorni di preparazione alla festa. Vi siete mai chiesti come sarebbe la voce di don Bosco? Non morite anche voi dalla voglia, dal desiderio di poterla un giorno ascoltare, da poter un giorno sentir pronunciare il vostro nome direttamente da don Bosco? O semplicemente di vederlo, abbracciarlo e con la voce rotta dalla commozione dirgli: “grazie!”?

Sicuramente però questa voce risuona attraverso i suoi figli e figlie e, anche attraverso di te! Infatti, speriamo di aver risvegliato anche in te un cuore che arde, e che in quella amorevolezza e familiarità di cui si parla nella Lettera da Roma trova linfa vitale. Ma sappiamo bene che questo è solo il punto di partenza, uno stimolo, un supporto… Ora viene il bello! E cioè poter vivere a pieno la nostra vocazione ad essere animatori salesiani esattamente nella realtà in cui siamo radicati, nella nostra casa di provenienza, nel nostro lavoro, nella nostra classe, nei nostri cortili, nel nostro quotidiano per dire così con la vita e con coraggio: “io per voi darei la vita!”

 

Non sarà un caso, sarà la vita

tu, le tue parole quelle più giuste

tu, le tue parole al momento giusto

le tue parole di amore di amore puro,

senza riserve mi ami per primo.

Tu, una carezza, uno sguardo nuovo

tu gesto dolce, un ciao in più

mi per primo, mi ami padre”

Sarà la vita – Giampaolo Nicastro