Abbiamo chiesto a ChatGPT cos’è la Santità
Abbiamo chiesto a ChatGPT cos’è la Santità

Abbiamo chiesto a ChatGPT cos’è la Santità

È arrivato quel giorno dell’anno, nei nostri oratori si preparano incontri, giochi, feste per san Domenico Savio… ci mettiamo attorno ad un tavolo per programmare, pensiamo “cosa vogliamo fare per Domenico Savio? Che cosa può dire a noi e ai ragazzi che accompagniamo?” 

Tante volte forse neanche noi animatori ci crediamo del tutto che la sua vita non solo ci interpella, ma ci provoca proprio, nel senso letterale di “chiamare fuori, avanti…” per qualcosa di grande: 

rullo di tamburi per: la Santità!

Quali immagini passano nella tua testa se ci pensi? Quali odori? Quali suoni? 

…libero flusso di pensieri…

Che diamine è la Santità?! Mentre cerchiamo di trovare insieme una risposta, abbiamo provato a chiedere a colui che non può essere nominato, l’intelligenza suprema, la risposta a tutti i nostri interrogativi: Chat GPT.

Mmmm questa risposta non so a voi, ma non ci convince del tutto… c’è scritta troppe volte la parola perfezione, così luccicante, così “perfetta” così inarrivabile. Se Santità=perfezione allora è meglio se mi dedico ad altro nella vita, perché se mi guardo bene non è che io e la perfezione siamo proprio la stessa cosa eh, forse manco c’assomigliamo. Quindi Domenico ti vogliamo bene, festeggiamo per e con te, ma non siamo come te… se la santità è questo, meglio lasciar perdere. 

Stai ancora leggendo, sì? Allora aspetta n’attimo! Questa volta mi sa che Chat GPT non ha azzeccato, ci ha dato la risposta da manuale, come se diventare santi fosse uno “sforzarmi di essere buono, bravo, perfetto”, un’“aspirazione personale”. Domenico Savio è San Domenico Savio non perché fosse buono e bravo, lui per carattere, per predisposizione era così, ma se fosse rimasto “solo” buono e bravo, non sarebbe cambiato nulla, sarebbe rimasto un ragazzo “buono e bravo” appunto, ammirevole, in gamba, ma non santo Domenico però è SANTO, perché ha preso la sua vita (tutta) e l’ha messa nelle mani di Dio e di Maria, certamente con l’aiuto di un sarto d’eccezione che conosciamo bene. Essere santi non è un titolo da incorniciare, un’aspirazione personale, una bella statua da mettere in chiesa, ma è il dono di una vita, della propria vita. 

È vero che non siamo come Domenico Savio: ognuno di noi è diverso, ha delle qualità, dei doni, delle specificità che nessun altro essere umano al mondo e di tutti i tempi ha mai avuto in modo uguale, ma possiamo lasciarci accompagnare da Domenico nel passaggio, nel salto di qualità che dicevamo prima: donare la propria vita, metterla nelle mani di Dio e al servizio degli altri. E perché dovremmo fare questo? Perché dovremmo tenerci così tanto? Perché ancora oggi dopo due secoli vale la pena parlare ancora di Domenico Savio?! Perché essere santi si può!

E non è per pochi, è per tutti. Boomer e giovani, ragazzi già buoni e ragazzi che ancora non conoscono quest’aggettivo…

È per te, per noi! Non è questione di un giorno all’anno, ma è il cammino di una vita intera. Nessun santo è nato santo e nessuno si è fatto santo da solo: non esiste un santo faccio-da-me, la santità si raggiunge insieme.

Domenico aveva degli amici come il Massaglia: si promisero l’un l’altro di aiutarsi a diventare santi; aveva Don Bosco di cui imparò a fidarsi, consegnandogli la sua buona stoffa; aveva tanti ragazzi per cui si spendeva, prediligendo quelli che erano più abbandonati e the last but not the least confidava profondamente nella vicinanza di Dio e di Maria, si è lasciato plasmare, lavorare, cucire da Dio e la sua vita, seppur breve, è stata piena di Vita nel suo tempo e nell’eternità!

Quindi, se sei ancora qui, buona festa di San Domenico Savio!

Approfitta oggi per chiedere a Chi tutto conosce (moooolto più di Chat GPT), come puoi essere santo, lì dove sei, con la vita che hai.

Cogli l’unicità che c’è in te, la buona stoffa che ti appartiene e fanne dono. Domenico sia un buon amico anche per noi e per i ragazzi che incontriamo. 

“Devo, posso, voglio farmi santo!” San Domenico Savio