Du’ chiacchiere co’ Zerocalcare
Du’ chiacchiere co’ Zerocalcare

Du’ chiacchiere co’ Zerocalcare

Non so se hai visto la serie “Strappare lungo i bordi”, se ne parla tanto in questi giorni, ma vediamo insieme che c’ha da dire Zerocalcare a noi giovani animatori salesiani. Quando cominci a vedere la serie, pensi che sarà una serie tranquilla, simpatica, sei comodamente sul tuo letto o divano, ma in realtà Zerocalcare ha la straordinaria capacità di portarti nel suo mondo, a volte anche strattonandoti, e ti “costringe” a vivere un’ora e mezza insieme a lui, ai suoi pensieri, alla sua storia e a quella dei suoi amici.

NUN POSSO TROVA’ FORI QUELLO CHE ME MANCA DENTRO

– Zerocalcare

Per cominciare conosciamo un diciassettenne innamorato, confuso, che è convinto di essere difettoso e che sintetizza in una frase tutto
ciò che un diciassettenne (e non solo) può provare: nun posso trova’ fori quello che me manca dentro. Sbam!
Chi di noi non si è mai sentito “mancante” di qualcosa? Ci mettiamo a cercare fuori ciò che ci manca, crediamo che possa bastare trovare un appiglio all’esterno, quando in realtà l’origine di quella mancanza è dentro di noi. Questa mancanza non è un male, è una cosa buona! Qualcuno parla di santa inquietudine: se noi non sentissimo dentro questa mancanza, che è all’origine del desiderio, ci piegheremmo su noi stessi senza cercare nulla, vivremmo fuori morendo dentro.

NON PORTI IL PESO DEL MONDO SULLE SPALLE, SEI SOLO UN FILO D’ERBA, NON TE SENTI PIU’ LEGGERO?

– Sarah

Per chi non lo sapesse, Sarah è l’amica d’infanzia di Zero, una bambina determinata, che già alle elementari sa il fatto suo e con questa frase rassicura il piccolo Zerocalcare che sente forte su di sé l’enorme peso delle aspettative, perché crede di aver deluso la maestra di matematica, dal momento che con l’arrivo delle divisioni non è più il “genio” che lei credeva che fosse, o meglio, che Zero credeva di essere. Quante volte ci capita di sentire grandi pesi sulle spalle, perché magari abbiamo paura di deludere qualcuno o perché crediamo di non essere abbastanza in ciò che facciamo e quindi di non andare bene.

Un certo Gesù direbbe:

Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero. (Mt 11, 28)

In altre parole, noi non siamo solo fili d’erba, siamo molto di più, sempre quel Gesù infatti diceva: Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! (Mt 10) E se sentiamo il peso del mondo sulle spalle, se siamo stanchi, condividiamo quel peso con Lui. Non ne saremo schiacciati, ma troveremo ristoro.

Infatti la frase di Sarah consola Zero da piccolo, ma quando nella vita si troverà ad affrontare un peso molto più grande, non sarà più sereno pensando di essere leggero e insignificante come un filo d’erba.

E’ MEGLIO CONOSCERE L’IGNOTO COL RISCHIO CHE SIA UN ACCOLLO O E’ MEGLIO RIMANE’ NELL’IGNORANZA DOVE NESSUNO PERO’ TE CAGA ER…?

– Zerocalcare

A questa domanda i Greci non hanno trovato risposta e manco Zero, però si capisce bene che lui è uno che nell’ignoranza non ci vuole stare e in fondo, vorrebbe tanto rispondere ad Alice, la ragazza di cui è perdutamente innamorato, ma l’ignoto lo spaventa, l’aprirsi a un’altra persona lo spaventa. Stiamo comodi con le nostre sicurezze, abitudini e farsi conoscere da qualcun altro per ciò che siamo davvero è faticoso, così come conoscere qualcun altro che non risponde alle nostre aspettative, ai pensieri che abbiamo in testa. Spesso forse ce la facciamo anche noi questa domanda, probabilmente con altre parole e con un accento diverso, ma la sostanza è quella: siamo disposti a uscire dalla nostra comfort-zone? Dalle nostre sicurezze? Siamo disposti ogni tanto a metterci in discussione?

SO’ NA SPECIE DE FRATELLO MAGGIORE

– Zerocalcare

Che hai pensato quando hai letto o sentito questa frase? La prima cosa a cui ho pensato è “animatore salesiano”. Zero dice questa frase riferendosi alla fase della sua vita in cui faceva ripetizioni a dei ragazzi che ogni tanto lo facevano dare di matto, ma riconosce in quei momenti di essere come un fratello maggiore per loro, uno più grande, ma diverso dai loro genitori o insegnanti, che in qualche modo può donare qualcosa di sé a quei ragazzi, oltre che aiutarli a fare i compiti. Poi magari i ragazzi crescendo non diventano quello che lui si aspetta, perché un animatore/fratello maggiore non ha il controllo su di essi (e menomale!), ma ci prova a offrire sé stesso per il loro bene, anche se probabilmente non vedrà al momento ciò che ha seminato.

ME PARE DE UNA CRUDELTA’ INDICIBILE STA COSA DEL LIBERO ARBITRIO – Zerocalcare

Qui Zero non sa che pizza prendere e ne fa una tragedia. Questa frase mi ha fatto sorridere, perché lo capisco… qui vi sta scrivendo una persona perennemente ed estremamente indecisa, perciò tante volte preferirei che qualcuno al posto mio mi dicesse cosa fare, cosa scegliere, come comportarmi. Ma forse in realtà ‘sta cosa del libero arbitrio è una benedizione.

Un certo Paolo, per gli amici San Paolo, diceva che siamo stati chiamati alla libertà e che questa, mediante l’amore, ci permette di essere a servizio gli uni degli altri (Gal 5, 13).

Perciò anche se non sappiamo mai che pizza prendere, quali scelte fare, lasciamoci guidare dall’amore, che è sempre la scelta migliore. Così non solo riconosceremo la bellezza di essere liberi, ma potremo anche “conservarci” liberi.

MANDAVO I CURRICULUM PER CONVINCERMI CHE LA VITA MIA STAVA ANCORA SEGUENDO QUELLA LINEA TRATTEGGIATA, MA STRAPPAVO SENZA GUARDARE, PERCHE’ C’AVEVO ER TERRORE CHE SE ABBASSAVO LO SGUARDO, ME STAVO ALLONTANA’ DALLA GUIDA E QUEL FOGLIO STAVA A DIVENTA’ UN CASINO – Zerocalcare

Alice manda in crisi Zero che sta passando anni della sua vita a mandare curriculum e a fare lavori che odia fare, gli chiede quale sia il suo obiettivo. In realtà anche lei non ne ha uno, ma continua ad andare avanti con la sua vita di sempre, così come fa Zero. Si sentono due falliti che non sanno trovare un posto nel mondo, due che stanno alla deriva con tutte le bussole rotte, due che non hanno il coraggio di guardare quel foglio, quella vita che si ritrovano.
Spesso crediamo che la nostra vita sia un foglio con una sagoma da strappare lungo i bordi, che basta seguire quel contorno lì, per stare a posto. La vita però è un’altra cosa e non sempre va come la immaginiamo, come ce la disegniamo nella testa. Quando ci accorgiamo di non seguire più quella sagoma, abbiamo paura di guardare il foglio, di scontrarci con la verità di ciò che siamo davvero e di dove stiamo andando. Se siamo soli è davvero dura guardare quel foglio, la paura è più grande di noi, ma un animatore salesiano nell’ora della paura, sa in Chi confidare.

Possiamo anche fare un casino con il nostro foglio, scarabocchiare, cancellare, ridisegnare, ma anche la sagoma più disastrata ha valore, è preziosa.

Anche un ragazzo che sembra già perduto, conserva nella sua sagoma un punto accessibile al bene. Quando riusciamo a trovare quel punto, mostriamolo al ragazzo, diciamoglielo che non è da buttare

PER ME NON E’ IMPORTANTE CHE TU CI SIA SEMPRE, MA CHE QUANDO SEI CON ME CI SEI DAVVERO – Alice

Alice manda in crisi Zero per una seconda volta, che non sa che dire, che fare, è fuori di sé. Alice però forse dice anche qualcosa a noi… spesso crediamo che dobbiamo stare sempre insieme ai ragazzi che accompagniamo, che dobbiamo passare tutta la vita con loro, etc… ora per evitare fraintendimenti, è un bene passare del tempo con i ragazzi, anzi è fondamentale, ma piuttosto che la quantità di tempo, è bene talvolta considerare come passiamo il tempo con loro. Ci siamo davvero o siamo presi da altro? Uno può pure stare 24h su 24 in oratorio, ma se non vive a pieno quel tempo, non serve a nulla. Ci siamo davvero quando stiamo con loro?

AH PIE’ IO NON SO SE QUESTA COSA E’ ANCORA UNA BATTAGLIA O SE ORMAI E’ ANDATA COSI’, CHE AVEMO SCOPERTO CHE SE CAMPA PURE CO STE FORME FRASTAGLIATE, ACCETTANDO CHE NON CE FARANNO MAI GIOCA’ NELLA SQUADRA DE QUELLI ORDINARI E PACIFICATI, PERO’ SE POTEMO COMUNQUE STRIGNE INTORNO AL FUOCO E RICORDARSE CHE TANTO ALLA FINE TUTTI I PEZZI DE CARTA SO BUONI PER SCALDARSI E CERTE VOLTE QUEL FUOCO TE BASTA, CERTE VOLTE NO

– Zerocalcare

Zero parla con San Pietro sul divano di casa sua. Forse Pietro gli avrebbe risposto che la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo, in altre parole che anche se non facciamo parte della squadra di quelli ordinari e pacificati, per Dio non siamo da scartare. Se abbiamo già buttato il nostro foglio nel fuoco e non ci crediamo più, se quel fuoco non ci basta, non è ancora detta l’ultima parola. Non è mai detta l’ultima parola. Quando ci sentiamo un po’ diversi dagli altri, un po’ meno rispetto agli altri, se crediamo che ciò che facciamo, studiamo, sogniamo sia un po’ da sfigati, da perdenti, ricordiamoci che tutto questo può essere la nostra forza, se visto con gli occhi di Dio. Non siamo da scartare, ricordiamocelo a vicenda.

-ALICE MA LA CICATRICE QUANDO PASSA?

-LA CICATRICE NON PASSA, E’ COME UNA MEDAGLIA CHE NESSUNO TI PUO’ PORTARE VIA, COSI’ QUANDO ZETA E’ GRANDE SI RICORDA CHE E’ VISSUTO, CHE HA FATTO TANTE AVVENTURE, CHE E’ CADUTO E SI E’ RIALZATO. E’ UNA COSA CHE FA PAURA, MA E’ ANCHE UNA COSA BELLA: E’ LA VITA – Alice e bambini

Siamo quasi alla fine della nostra chiacchierata, qui Zero ci mette davanti al suo dolore. Non si può evitare, non possiamo non soffrire. Alice nonostante tutto, ci insegna che è meglio imparare a incassare cazzotti in faccia e avere cicatrici, piuttosto che avere un viso da bambola sempre uguale. Jovanotti di cui abbiamo già parlato qui sul blog, dice che ogni cicatrice è un autografo di Dio, il nostro dolore, le nostre ferite possono rimanere aperte e bruciare, cicatrizzarsi momentaneamente per poi riaprirsi e fare ancora più male o cicatrizzarsi in Dio. Forse faranno ugualmente male qualche volta, ma sono come una medaglia che ci ricorda che abbiamo vissuto, che questa vita l’abbiamo presa in pieno, abbiamo vissuto e non vivacchiato e che valiamo il sangue versato da Gesù sulla croce per tutti e per ciascuno.  Il nostro dolore non è l’ultima parola, la morte non è mai l’ultima parola. Alice di cicatrici ne aveva diverse, è inutile cercare motivi e ragioni di ciò che è accaduto, ciò che Zero può fare ora per lei è Vivere. Può far paura, ma è anche una cosa bella. Anche noi probabilmente qualche cicatrice ce l’abbiamo, qualcuna più evidente, altre più nascoste, impariamo a condividerle con chi ci vuole bene veramente e affidiamole a Lui.

Bene, ci siamo! Possiamo salutarci qui, ultimissima cosa: un vero animatore salesiano un gelato non lo rifiuta mai, perciò quando  volete c’annamo a pija’ un gelato.