E quindi.. cosa farai dopo le superiori?! La scelta universitaria: saper rispondere alla vita
E quindi.. cosa farai dopo le superiori?! La scelta universitaria: saper rispondere alla vita

E quindi.. cosa farai dopo le superiori?! La scelta universitaria: saper rispondere alla vita

Qualcuno al suono di quest’ultima campanella sa già che a settembre ci si rivedrà, qualcun altro invece sa che dovrà continuare a studiare e poi si, che potrà salutare definitivamente i compagni di classe..  (p.s. sono davvero belle le foto di classe postate da quelli di quinto)

E quindi.. ormai ci siamo, gli esami di Stato sono alle porte e quindi si avvicina anche il fatidico momento in cui dover rispondere a quella domanda che nostra zia, nostra nonna, o comunque i grandi, continuano a farci da un anno a questa parte.. “cosa farai dopo le superiori?! A che facoltà ti iscrivi?!” 

Lo sappiamo, è una domanda da un milione di euro.. per questo abbiamo chiesto ad aiuto ad un amico: 

Tra i 18 e i 19 anni la nostra vita cambia parecchio, i primi adempimenti burocratici, la patente, il clima di ansie e preoccupazioni che riempie il periodo verso la maturità, quello degli esami e della scelta universitaria. Siamo sempre noi ma non ci sentiamo più davvero noi. Qualcosa è cambiato, inizia l’età delle responsabilità.

I giovani vedono la responsabilità come un peso, quella roba di cui ci sembrano pieni gli adulti e che ci sta tanto antipatica, eppure dovremmo recuperare il significato originario di quella parola. Responsabilità vuol dire saper rispondere, a cosa? Alla vita. E qui forse la nostra prospettiva cambia un po’, non si tratta più di un peso ma di un percorso, di un progetto, di una strategia. Non una passeggiata, sia chiaro, ma comunque più leggera e gestibile. In questo modo il mondo non ci cade addosso quando realizziamo di dover scegliere e, forse, abbiamo la possibilità di ritagliare sempre più spazio alle scelte migliori per noi. Questo discorso è rivolto prevalentemente a chi vuole intraprendere un percorso di studi universitari ma se hai fatto un’altra scelta non sei sbagliato, hai solo deciso di prendere un’altra responsabilità e va bene così.

La pandemia e le numerose crisi che stiamo vivendo, ad esempio quella climatica, quella economica o quella demografica, ci hanno reso tutti più fragili, anche se ci siamo detti che sarebbe andato tutto bene. Per questo motivo serve spendere energie per delle scelte che non siano random, bensì consapevoli, quando parliamo del nostro futuro. In che modo all’indomani degli esami di maturità possiamo fare la scelta migliore? Spoiler, è come per la carbonara, non esiste la ricetta perfetta ma si tratta di un mix tra esperienze e tentativi personali, altrui, insieme ad un pizzico di ideali che non guasta mai.

La perfezione non esiste, così come non esiste una cosa che sia totalmente sbagliata, perché in fondo in natura gli estremi non esistono, sono soltanto nostre semplificazioni per capirci meglio. Davanti alla complessità della scelta universitaria, ad esempio, possiamo comportarci in un modo che deve tener conto anche della fragilità di cui abbiamo parlato poco fa. Scegliere soltanto in base a ciò che ci piace di più vuol dire non tener conto della realtà da cui partiamo, delle nostre possibilità. Scegliere soltanto in base a ciò che ci farebbe guadagnare di più, invece, significa non considerare che il vero benessere non è soltanto quello economico ma anche quello psicofisico, lo stare a nostro agio nelle cose. Per capirci, la scelta universitaria deve essere una sintesi di passioni, propensioni ma anche consapevolezza della situazione personale di partenza, di ciò che possiamo e non possiamo fare ancora. Il mondo è diseguale, non facilita la vita a chi parte da contesti meno favorevoli ma il nostro percorso è a lungo termine e la nostra formazione, per fortuna, ha delle basi uguali per tutti. La differenza sta nella qualità con cui compiamo il nostro percorso e qui tutti possiamo dare il meglio.

Può aiutare una fatidica domanda: come ti vedi tra dieci anni? o meglio, quale percorso credi che possa farti stare meglio con te stesso da qui a dieci anni? Sicuramente taglieremmo fuori dalla lista molte possibilità superflue. Il nostro interesse deve essere comunque per l’arrivo.

Se ora c’è qualche elemento in più per la scelta bisogna quindi arrivare in università, iniziare questa nuova esperienza. E cavolo, tutte a me? Capiamoci fin da subito, in università bisogna cambiare approccio nei confronti della nostra vita, se vogliamo vivere non dico bene ma almeno decentemente. Bisogna sapere che la gestione del tempo e dello studio non sono più qualcosa di indotto, come a scuola, ma un qualcosa di autonomo: dipendono da noi. Non serve però estremizzare, seguire i corsi e poi fuggire a casa a studiare, bisogna fare una sintesi di costanza (è quella che ci fa portare a casa i risultati) e di libertà. Uno dei pregi dell’essere adulti ma giovani è proprio questo, possiamo gestirci e possiamo far fruttare la nostra voglia di vivere. Osiamo vivere, approfittiamo delle esperienze anche al di fuori delle aule, della vita associativa, impegniamoci per aiutare chi condivide con noi questo percorso. Dare agli altri, da animatori dovremmo saperlo, non è forza sprecata ma un seme piantato, curato, che alla fine porta frutti per noi.

In base a tutti questi spunti, forse anche con quel pizzico di confusione propria di chi scrive col cuore, non si può che concludere con un invito che ci arriva direttamente da don Bosco, che ben si presta con la nuova esperienza universitaria: “Studia di farti amare”. La vita vera è condividere insieme agli altri un percorso, senza paura di fare, perché solo chi fa sbaglia ma chi sbaglia, a differenza di chi non fa, ha l’occasione per migliorare davvero. E a noi interessa l’arrivo.