In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
(Gv 3, 14-21)
Eccoci qui, di fronte a un’altra pagina di Vangelo, quella che ascolteremo domenica, che come spesso accade ci pone un po’ di dubbi, di interrogativi. O almeno, a me ne pone diversi.
Prima impressione: che antipatia, eh Gesù! Che c’è, giornata storta? O ce l’hai con questo qui, questo Nicodemo? E che paroloni! Innalzare, vita eterna, salvataggio, giudizio, tenebre… non si potrebbe mitigare un po’? No, eh? Mi sa che non si può. E va bene, ho capito, sei sempre il solito tu! Se non mi metti di fronte a qualcosa che mi faccia riflettere non sei contento. E non ridere, t’ho visto!
“Gesù disse a Nicodemo…” ma poi, in fondo, chi è ‘sto Nicodemo? E perché di punto in bianco Gesù ci parla? Vado un po’ più su nel Vangelo di Giovanni e scopro che è Nicodemo ad andare da Gesù. E ci va pure nella notte. Nella notte? Bello mio, e allora poi non ti lamentare se Gesù è un po’ “criptico”, se parla difficile, se non ti invita cordialmente a prendere un caffè. E non ti lamentare se ti dice che preferisci le tenebre! Nella notte si dorme, caro il mio Nicodemo. Nella notte va in giro chi non si deve far vedere, chi ha qualcosa da nascondere. Ok, ok, va in giro anche chi torna dalla discoteca. Ma tu tornavi dalla discoteca? A quel tempo? Non credo proprio. Che poi, ‘sto Nicodemo, quanti anni aveva? Cercando un po’ di informazioni su di lui scopro che è un anziano signore della legge, un fariseo, uno che ha potere, che può (addirittura) dire la sua nel Sinedrio, pensa te! E allora, Nicodemo! Cosa vai a fare di notte? Sarà insonnia senile? Ma se ce l’hai tu, mica ce la devono avere tutti. Magari Gesù voleva dormire, no?
Ma invece no, non era insonnia senile. Era voglia di conoscenza. Forse era lì, nel suo letto, e pensava, e cercava di capire: come faceva Gesù a fare tutti quei gesti, quei segni? Chi era veramente? Qualcosa dentro di lui gli diceva che c’entrava con Dio, non era possibile, altrimenti, compiere tutte quelle cose. Mi sa proprio che in Nicodemo si era insinuato il dubbio, che le sue certezze “fariseistiche” stavano vacillando. Cadendo dall’albero, ad una ad una, come mele mature. Troppo mature. E come io di fronte a questa pagina di Vangelo non posso rimanere indifferente ma devo mettermi a cercare la verità, anche Nicodemo deve alzarsi dal letto e andare a capire la verità. E poi, diciamocela anche tra di noi, la verità: la notte non c’era pericolo di essere visti. Da chi? Ma come da chi? Dagli altri farisei che avevano belle e intatte le loro certezze e ce l’avevano con Gesù. Ma ve lo immaginate cosa sarebbe successo se uno di quei professoroni impettiti scopriva Nicodemo in terra nemica? A fraternizzare? Naaaa. Non c’erano molte possibilità per lui: se voleva parlare con Gesù, se voleva capirci qualcosa, doveva farlo di nascosto, di notte. E a quanto pare Nicodemo voleva capire. Infatti, sempre andando su nel racconto di Giovanni, prima di questi versetti qui insomma, vediamo che Nicodemo arriva da Gesù in notturna e gli dice “Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui.” Frena frena frena! Gli dice “Rabbì”? Forti i dubbi eh, vecchio mio. Maestro? Lo riconosci Maestro? Bravo. Vedo che cominci a capire come girano le cose. E più Gesù gli rispondeva, più lui faceva domande. Quante domande. Chissà da quanto se le stava tenendo dentro. Domande. Sì, domande. Perché lui conosceva una legge, una religione, aveva vissuto sempre così e poi arriva uno che cambia tutto. E perché dovrei credergli? E se avesse ragione? Perché alla fine si fa presto a schifarli, ‘sti farisei, a puntare il dito, a dire, nascondendosi dietro Gesù, “non stare ritto nella sinagoga per metterti in mostra, ma fai opere di bene nel segreto”. Ma alla fine, forse, i farisei erano solo uomini ai quali di punto in bianco sono state cambiate le carte in tavola. E non tutti hanno la forza per cambiare, per fidarsi incondizionatamente. E poi, forse, mica è giusto. Voglio dire, se oggi entrasse dalla porta qualcuno che mi dicesse che non ho capito niente, io cosa farei? Gli direi “hai ragione, ora mi ravvedo” o gli tirerei un pugno in faccia? Ecco, magari nessuna delle due cose, ma in maniera un po’ piccata direi “fammi capire…”
Fammi capire! Eccole le parole chiave. Fammi capire! Il Vangelo è pieno di fammi capire, spiegami, non ho capito. Ok, ci vuole fiducia incondizionata, ci vuole abbandono, ok. Ma è ragionevole che una persona colta, un dottore della legge, una persona istruita come potrebbe essere ognuno di noi, voglia capire? Io penso di sì. In fondo anche io leggendo questa pagina ho detto “ma fammi un po’ capire.” E siccome Nicodemo tutto era tranne che stupido, gli rispondeva a tono, a Gesù! E Gesù, visto che la conversazione era di un certo tipo, parlava alto. In fondo ci sta. E ci stanno pure i paroloni. In fondo parlavano tra persone colte. E Gesù, da gran furbo, mi ha fregato un’altra volta. Ha un’altra volta ragione lui. Ha fatto bene anche stavolta a tenere una discussione sul filo del filosofico. Perché? Ma come perché?! Ragioniamo: se per parlare con la folla, col popolo, si inventava le parabole, storie simboliche alla portata di tutti, per parlare con una persona colta doveva tenere la discussione alta, altrimenti mica l’avrebbero preso in considerazione! E certo, Nicodemo voleva capire, ma io penso che se avesse ritenuto troppo sempliciotte le risposte di Gesù non l’avrebbe preso in considerazione. E allora Gesù, pure che era notte, e pure che magari aveva sonno, gli tiene testa! M’ha fregato di nuovo, c’ha ragione di nuovo.
Ok, Gesù, ti passo i paroloni. Però io alla fine la vedo come Nicodemo. Anche io voglio capire. Quante volte sono venuta da te a disturbarti, a romperti l’anima di giorno e di notte perché uno quando c’ha una domanda lì che non va né su e né giù deve farla e deve farla subito. E quindi incalzo, come Nicodemo, ti riempio di domande. E tu?
E tu mi sferri l’attacco finale.
Eccolo là. Non c’è versi di scendere un po’ a compromessi con te. Tu mi dici quello che è, com’è. Così come fai con Nicodemo, così come hai fatto col giovane ricco, così come fai con tutti. Tu mi dici come stanno le cose, poi io scelgo. Non fa una piega.
Nicodemo, a parole sue, filosofeggiando, ti ha chiesto chi sei, come può essere che sei il figlio di Dio e come può uno mettere in discussione tutte le sue certezze, le sue idee, la sua vita per te e tu, giustamente, ti sei limitato a dire le cose come stanno. (Gv 3, 1-14) Gli hai prima detto “non credere per fede, ti sto dando testimonianza”. Gli hai detto “ti sto facendo vedere le cose, tutte quelle che mi chiedi, te le sto mostrando e dimostrando”. E allora, pure tu, Nicodemo, svegliati! Se hai un bicchiere rosso davanti non si tratta di “credere” che sia rosso, lo vedi! Poi, non contento, tu, Gesù, gli hai anche detto “vi sto parlando delle cose della terra, delle cose che conoscete, come fate a non credermi?” Ma niente, loro duri come il marmo. E allora mi tocca ricredermi: sai, Gesù, che all’inizio ho detto che sembravi un po’ spazientito nelle tue risposte… Ecco. Ho sbagliato. In realtà, ti metti lì, con tanta (e santa) pazienza e spieghi a Nicodemo (e a noi in questa domenica) che sei stato mandato per amore, per salvare e non per condannare. Non per dire “state sbagliando tutto” ma per dire “venite qui, vi aiuto io, correggiamo insieme il tiro, riprendiamo la strada, così che possiate essere felici oggi e nell’eternità”. E che chi crede, chi segue questa via è già salvo perché è felice. Praticamente ci imbocchi. Certo, ci lasci liberi di scegliere, come ho già detto, decidiamo noi, Nicodemo, il giovane ricco e tutti quelli che hai incontrato, però tu ci provi a venderci bene il prodotto, ecco. Dici a noi di fidarci e di affidarci perché la ricompensa è la vita eterna. E quella che all’inizio a me era sembrata una frecciatina a Nicodemo, la storia delle tenebre, per capirci, visto che lui era venuto di notte, sai, aveva ceduto alle sue paure, alle sue fragilità. Quella che mi sembrava una frecciatina, appunto, non era altro che ancora una volta la tua dimostrazione d’amore. Un’altra spiegazione. L’indicarci la strada. Un tuo dire “sarebbe meglio tu facessi così”. Eppure la mia ipotesi non era tanto strana, poteva essere che volevi pungerlo sul vivo, no? In fondo lui si era nascosto, non aveva avuto il coraggio di dire apertamente agli altri “parliamo con Gesù e capiamo, io voglio capire”. Avresti potuto avercela con lui, in effetti. Però la realtà è che è pieno il Vangelo di fragilità umane e tu neanche una volta hai detto “sei stato fragile? Bene, ora ti freghi!” Non l’hai detto a loro, e non l’hai detto neanche a noi. Quindi come potevi mai fare una frecciatina a Nicodemo, stavolta? E infatti ora capisco, capisco che quando parli di giudizio parli solo d’amore e la storia delle tenebre era un altro modo per farci capire, era farci vedere quello che ci aspetta: la luce. Tutto si può dire di te, tranne che tu non sia chiaro. Chiaro, lampante e trasparente. Così che nessuno possa dirti “eh ma non me l’avevi detto”. Proprio come un padre, un padre che ha di fronte un figlio adulto, un uomo fatto come Nicodemo e non può trattarlo da bambino ma deve ragionare con lui alla pari, sperando in cuor suo di convincerlo.
E ora sta a noi scegliere: torniamo nella notte da dove siamo venuti o aspettiamo che si faccia giorno e ci lasciamo illuminare dal sole?
Non è facile, Gesù. Quindi facciamo così: tutte le volte che mi vedi uscire nella notte vieni a tirarmi le orecchie. E se avrò mille giustificazioni a mia discolpa ascoltale, ti prego, ma confutale, tutte. Perché di notte fa freddo e io ho bisogno di calore.