Il cibo è vita. Ecco come cambia la nostra storia.
Il cibo è vita. Ecco come cambia la nostra storia.

Il cibo è vita. Ecco come cambia la nostra storia.

corpus

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Mt. 14, 12-16. 22-26

Ma questo l’abbiamo già letto, Gesù. Che scherzo è? Vuoi vedere se stiamo attenti o hai solo finito le cose da dire e ripeti? In effetti le domeniche, in un anno, sono tante… Però se proprio dovevi ripetere potevi almeno rispettare il tempo e lo spazio. Voglio dire, ormai se risorto, sei asceso al cielo, ci siamo abituati a non avere più la tua presenza fisica in mezzo a noi (e soprattutto si sono abituati quei poverelli dei tuoi amici che ti hanno dovuto lasciar andare!) e mo torniamo indietro a quando hai cenato coi tuoi discepoli per la Pasqua? Ah, forse ho capito! Vuoi fare come in quel vecchio film, Sliding doors, che la tizia torna indietro per vedere cosa le sarebbe successo se avesse preso la metro in tempo, come sarebbe cambiata la sua vita! Sí, sei tornato indietro perché da qui in poi cambia la storia, vero? Ci sarà qualche particolare diverso, qualche discepolo che fa qualcosa di diverso e tutto cambia, tu non muori più, non ti mettono più in croce, niente Pasqua, niente resurrezione, niente di niente ma lunga vita felice e morte di vecchiaia, giusto?

Mmmmm no, mi sa che non è giusto vero Gesù? Mi sa che ripetendo questa pagina vuoi dirci qualche altra cosa. Aspé, mo la rileggo… Anzi, aspetta, prima di rileggere ti devo chiedere una cosa, visto che siamo in argomento: da bambino mi sono sempre chiesto perché i discepoli dovessero seguire uno sconosciuto con la brocca d’acqua e non potessero scegliere con te un posto dove andare. Non potevate fare come fanno tutti quando devono organizzare una cena? “Qui si mangia bene, qui non troppo, questi fanno buono il pane ma non fanno niente di tipico, ah è Pasqua io voglio mangiare le erbe amare eh, rispettare la tradizione, ma sí, andiamo da Giggino, il re dell’agnello!” Perché sempre le cose complicate e misteriose? Perché lo conoscevi solo tu quel posto? E allora non potevi dar loro l’indirizzo e dire che c’e una prenotazione per 13 a tuo nome?

No eh… Da quando ti leggo un po’ forse ho cominciato a capire che non lasci nulla al caso, che a tutto c’è un perché ed è un perché quasi logico. Così logico che ti viene da dire “come mai non ci ho pensato prima!” Eravate fuori! Eravate a Gerusalemme, non eravate nel vostro territorio. Non conoscevate nessun locale, non c’erano gli iPhone e non c’era tripadvisor. Si usava il buon vecchio metodo di seguire gli autoctoni e mangiare dove mangiano gli abitanti del posto, non i turisti. Era lo stesso periodo dei greci, quelli che erano venuti per la festa, quindi è presumibile che Gerusalemme fosse piena di gente! E che fosse tutto pieno (oh, un dejavú! Tu ne sai qualcosa di posti tutti pieni, vero Gesù?!). Ecco perché affidarsi a uno sconosciuto, ecco perché preparare in un luogo affidandosi a quest’uomo. Ti servi di lui, come dei tuoi discepoli, come ti servi di noi. Come quel ragazzo con i pani e i pesci. Così ti servi dell’uomo con la brocca d’acqua, come persona informata sui fatti. Ti servi di quello che ha e di quello che sa, come sempre. Sei maestro (anche) in questo… Che bello! Che bello sapere che ti basta una piccola cosa in noi, un piccolo appiglio per arruolarci tra i tuoi amici, per metterci nella banda. Una piccola disponibilità, un piccolo sapere, una stanza per la Pasqua, 5 pani e 2 pesci. Una stanza per la Pasqua a disposizione del Signore. Una stanza, una piccola stanza in una città stracolma di gente per Gesù. Uno spazio irrisorio dove far entrare il Signore. Tanto poi, tu entri così nel piccolo e devasti tutto, tutta la città in pochissimo parlerà di te e dirà “era veramente il figlio di Dio!”

Ti prendi un piccolissimo posto dentro di noi che non siamo capaci di darti altro, ti basta uno spiraglio per entrare e sconvolgere tutto, cambiare tutto l’ordine delle cose e far sí che il nostro cuore e il nostro cervello ti riconoscano. Verrebbe quasi da dire: ma come fai? Però poi basta rileggere e si capisce subito come fai! Fai una cosa sconvolgente, fai una cosa straordinaria! Ecco come fai! Io non ci posso passare! Già il giovedì santo è un bel casino passare su sto fatto, figuriamoci se c’è lo fai leggere due volte!

Forse è proprio per questo che ce lo fai leggere due volte. Forse è proprio per questo che la chiesa ha indetto ‘sta festa del tuo corpo e l’ha messa subito dopo la tua dipartita per sempre! Certo! Perché tu domenica scorsa hai detto che saresti stato con noi fino alla fine dei tempi e quindi hai di nuovo anticipato la nostra domanda, il nostro sconforto, il nostro dire “ma quando mai?? Te ne sei andato e ci hai lasciati soli!” Non possiamo dirlo, non ci lasci manco la soddisfazione di lamentarci un po’ che subito ci spiattelli sotto il naso “guarda qui: te lo ricordi questo? Te lo ricordi che prima di andarmene ho cenato con te in quel piccolo spazio nella tua vita piena come Gerusalemme durante le feste pasquali e ti ho detto come fare per trovarmi? Te lo ricordi che ti ho detto che ti lasciavo il mio corpo e il mio sangue?” E la storia cambia, proprio come in Sliding doors. Da quel momento tutto cambia. Perciò torniamo lì, perciò torniamo a quando ci hai lasciato te stesso da mangiare. Perché da lì la nostra storia cambia.

Ecco, questa è un’altra cosa meravigliosa. Forse te l’ho già detto ma è di quelle cose che ti fa dire WOW! Come quando vai al museo dell’automobile o a quello del cinema. O come quando stai guardando un quadro stupendo o il panorama in costiera cilentana, o la vista da Superga o il paesaggio per le strade del Montenegro (ho scelto tre esempi di creato che adoro, Gesù!) È una di quelle cose che ti fa dire WOW perché tu sei un genio! Potevi lasciarci qualunque cosa a testimonianza della tua presenza. Potevi lasciarci un feticcio, parlarci di qualche animale, di qualche agente atmosferico visto che al tuo amico Spirito piace mostrarsi sotto forma di agenti atmosferici… Ma tu no, tu non hai scelto una forma nella quale mostrarti, hai scelto quello di cui siamo fatti! Esattamente come ti eri accorto essendo anche tu un essere umano! Sapevi che se uno non mangia non vive, muore! E lo stesso succede se non beve! Sapevi che siamo quello che mangiamo! E secondo me sotto sotto sapevi anche che mangiare ci piace! Infatti hai messo anche il vino, simbolo di festa, simbolo di amici, simbolo di banchetti, simbolo di condivisione e di convivialità. Ci conosci, questa è la verità e, oltre a conoscerci, sai che, come abbiamo imparato a ripetere con lo slogan dell’Expo, il cibo è vita.

Per questo ti basta un piccolo spazio, per questo vuoi solo portare alla nostra attenzione questo tuo gesto. Perché tanto saremo noi a venire da te. Saremo noi ad aver bisogno di te, come sempre e tu sarai lì, vivo, nel cibo vivo. Sei con noi fino alla fine dei tempi e non dobbiamo cercarti neanche nelle statuette i nei dipinti: ti abbiamo vivo e in mezzo a noi. Certe volte penso che mi è difficile seguirti perché voglio a tutti i costi complicarmi la vita, sai… Visto che mi spieghi le cose e me le rendi semplici!

E allora Gesù, visto che questa è la tua festa, la festa del tuo dono, la festa di Te vivo e vita in mezzo a noi, voglio farti gli auguri e voglio ringraziarti perché è la prima festa alla quale assisto dove il festeggiato fa il regalo agli invitati. Grazie perché anticipi tutte le mie domande. Grazie perché mi riempi di risposte. Grazie perché mi dai te stesso da mangiare e ti prego, quando prenderò altre strade (cioè spesso!) tu, da quella piccola stanza che ti ho riservato nella mia città piena, ricordami che posso mangiarti e anche io posso dare agli altri me stesso da mangiare. Perché solo così il cibo è vita, veramente. E da qui la storia cambia.