Il sogno del Pergolato di Rose – Terzo giorno del Triduo
Il sogno del Pergolato di Rose – Terzo giorno del Triduo

Il sogno del Pergolato di Rose – Terzo giorno del Triduo

Fra tutti i osgni di don Bosco è uno di quelli che più rivela la vita del nostro santo: Maria, giovani, Paradiso… e spine! Chi lo segue non può dimenticarsi della logica del sacrificio, non può dimenticarsi che alla fine del pergolato… c’è il Paradiso!

«Un giorno dell’anno 1847, avendo io molto meditato sul modo di far del bene alla gioventù, mi comparve la Regina del cielo e mi condusse in un giardino incantevole».

Quindi Don Bosco descrive il giardino, poi prosegue: «C’era un pergolato che si prolungava a vista d’occhio, fiancheggiato e coperto da rosai in piena fioritura. Anche il suolo era tutto coperto di rose. La Beata Vergine mi disse:

– Togliti le scarpe! -, e poiché me le ebbi tolte, soggiunse:

– Va’ avanti per quel pergolato; è quella la strada che devi percorrere.

Cominciai a camminare, ma subito mi accorsi che quelle rose celavano spine acutissime, cosicché i miei piedi sanguinavano. Quindi fatti appena pochi passi, fui costretto -a ritornare indietro.

– Qui ci vogliono le scarpe -, dissi allora alla mia Guida.

–    Certamente – mi rispose -; ci vogliono buone scarpe.

Mi calzai e mi rimisi in via con un certo numero di compagni, che avevano chiesto di seguirmi. Il pergolato appariva sempre più stretto e basso. Molti rami si abbassavano e si alzavano come festoni; altri pendevano perpendicolari sopra il sentiero. Erano tutti rivestiti di rose, e io non vedevo che rose ai lati, rose di sopra, rose innanzi ai miei passi. Mentre ancora provavo vivi dolori ai piedi, toccavo rose di qua e di là, sentendo spine ancor più pungenti; e mi pungevo e sanguinavo non solo nelle mani, ma in tutta la persona. Al di sopra anche le rose che pendevano celavano spine pungentissime, che mi si infiggevano nel capo. Tuttavia, incorag­giato dalla Beata Vergine, proseguii il mio cammino.

1885-Nizza

Intanto tutti coloro che mi osservavano, dicevano:

– Oh, come Don Bosco cammina sempre sulle rose! Egli va avanti tranquillissimo; tutte le cose gli vanno bene.

Ma essi non vedevano le spine che laceravano le mie membra. Molti preti, chierici e laici, allettati dalla bellezza di quei fiori, si erano messi a seguirmi con gioia, ma quando sentirono la puntura delle spine, si misero a gridare:

– Siamo stati ingannati!

Percorso un bel tratto di via, mi volsi indietro e con dolore vidi che mi avevano abbandonato. Ma fui tosto consolato perché vidi un altro stuolo di preti, chierici e laici avanzarsi verso di me dicendo:

– Eccoci: siamo tutti suoi, siamo pronti a seguirla».

Don Bosco continua dicendo che, giunto in fondo al pergolato, si trovò con i suoi in un bellissimo giardino, dove lo circondarono i suoi pochi seguaci, tutti dimagriti, scarmigliati, sanguinanti. Allora si levò una brezza leggera, e a quel soffio tutti guarirono come per incanto. Soffiò un altro vento e si trovò attorniato da un numero immenso di giovani, assistiti da molti preti e coadiutori che si misero a lavorare con lui.

Intanto si vide trasportato con i suoi in una «spaziosissima sala di tale ricchezza che nessuna reggia al mondo può vantarne l’uguale.

Era tutta cosparsa e adorna di rose freschissime e senza spine dalle quali emanava una soavissima fragranza. Allora la Vergine SS. che era stata la mia guida, mi interrogò:

– Sai che cosa significa tutto ciò?

– No – risposi – vi prego di spiegarmelo.

Allora Ella mi disse:

– Sappi che la via che hai percorso tra le rose e le spine significa la cura che tu hai da prenderti della gioventù: tu vi devi camminare con le scarpe della mortificazione. Le spine per terra rappresentano le affezioni sensibili, le simpatie e le antipatie umane che distraggono l’educatore e lo distolgono dal vero fine, lo feriscono, lo arrestano nella sua missione, gli impediscono di raccogliere meriti per la vita eterna. Le rose sono simbolo della carità ardente che deve distinguere te e tutti i tuoi coadiutori. Le altre spine si­gnificano gli ostacoli, i patimenti, i dispiaceri che vi toccheranno.

Ma non vi perdete di coraggio. Con la carità e la mortificazione tutto supererete e giungerete alle rose senza spine.

Appena la Madre di Dio ebbe finito di parlare, rinvenni in me e mi trovai nella mia camera» (M.B. III,32).

 

«I giardini del paradiso non sono come quelli della terra. In questi le spine restano e le rose passano; in quelli le spine passano e le rose restano eternamente (San Francesco di Sales, Massime, Libreria Editrice Salesiana, Roma, p. 50).

«Per cogliere le rose, si sa, s’incontrano le spine; ma con le spine vi è sempre la rosa» (Don Bosco ai Salesiani, M.B. XVII 131).

«È vero, saranno spine, ma spine che si cangeranno poi in fiori, e questi dureranno per tutta l’eternità » (Don Bosco alle Figlie di Maria Ausiliatrice, MB XVII, 555).