Quanta Skam nella mondo degli adolescenti e nel cuore dei ragazzi?!
Quanta Skam nella mondo degli adolescenti e nel cuore dei ragazzi?!

Quanta Skam nella mondo degli adolescenti e nel cuore dei ragazzi?!

Don Bosco diceva che “amate ciò che amano i giovani”… E lo stesso don Bosco, forse, oggi ci suggerirebbe anche di guardare ciò che guardano i giovani, di ascoltare ciò che ascoltano i giovani e di leggere ciò che esse leggono.

In questo articolo, ci immergiamo nella prima dimensione e, in particolare, nel racconto generazionale proposto da Skam Italia, serie TV (distribuita da Netflix e TimVision) che permette di affacciarsi nel mondo della generazione Z.

“Skam” è un termine norvegese che potrebbe essere tradotto in italiano con “vergogna”, rimandando a quel turbinio di disagio, inquietudine, timori e paure proprie dell’adolescenza, che accompagnano la bellezza e la fatica della scoperta, delle prime volte, del dialogo e del conflitto con gli adulti, delle amicizie solide e di quelle occasionali e dei primi amori.

Difatti, ciascuna stagione di Skam Italia (sono cinque) si sofferma su una o un protagonista in particolare, intorno al quale orbitano le vite dei suoi amici che risultano essere una sorta di “attori non protagonisti”. Skam Italia, in sostanza, segue le vite di un gruppo di adolescenti, che frequentano un liceo romano, mostrando i tumulti che agitano il loro cuore e affrontando temi complessi e delicati. Sì perché ci si addentra in quelle che sono le problematiche che i ragazzi e le ragazze vivono rispetto al loro corpo, rispetto al loro sentirsi diversi e inadeguati nel momento in cui ci paragona ai “fighi della scuola”, ed ancora rispetto al sentirsi soli o al “fare quello che fanno tutti” per non essere tagliati fuori.

Martino, per esempio, protagonista della seconda stagione, arriverà a liberarsi di un’immagine che si era costruito per farsi accettare dagli altri ma che confliggeva con il suo sé più autentico, dicendo:

“Prima ero tutto finto, dicevo un sacco di cazzate. Magari mi isolavo, stavo tutto il pomeriggio a giocare a fifa. Invece, adesso, che ne so, magari a scuola mi prendono in giro , se esco rischio le botte… Però almeno sono io”.

Qui, ritorna quella bellezza e quella fatica di mostrarsi e dire al mondo “sono io”, e vivere quella scoperta nel quotidiano con tutta la gioia e la sofferenza in cui ci si potrebbe imbattere.

Per questo e tante altre ragioni occorre vincere la ritrosia e il pregiudizio nei confronti del teen drama per immergersi in una serie che può essere definito una sorta di Manifesto della generazione Z, per immergersi in quello che vivono, nel loro modo di comunicare e di non comunicare, nel loro linguaggio.

Skam Italia risulta essere una serie trasversale perché si fa guardare dagli adolescenti, dai giovani ma anche dagli adulti, non pochi di questi hanno apprezzato il prodotto seriale.

È molto probabile che ciascuno si rispecchi in sfumature, comportamenti, situazioni, episodi che questi ragazzi, nella rappresentazione corale, vivono.

Skam è, indubbiamente, una serie che ha punti di forza e punti deboli, come ogni serie d’altronde.

Se la guardassimo con uno sguardo salesiano, è indubbio che mostra come nel cuore di ogni ragazzo, ogni giovane c’è un mondo che non si conosce o di cui si conosce solo la superficie.

Se la guardassimo con uno sguardo salesiano, si è catturati dalle tante e belle immagini di amicizia che vengono scattate, nel corso delle cinque stagioni, in alcuni dialoghi e in alcuni gesti. Ciascuno di loro, nel momento in cui si apre all’altro, rompendo i non detti, i fraintendimenti, le serrature del cuore, lascia indietro quella percezione di solitudine, sentendosi parte di un gruppo che, piano piano, cresce insieme. Ma come scrive Eva, in una lettera indirizzata a Giovanni, è importante non sprecare tutta questa vita che, insieme, si è condivisa. Come? Non accontentandosi “della convinzione di rimanere in contatto solo perché guarderemo le nostre storie e ogni tanto faremo le pizzate”Perché i legami non “vadano sprecati” sbiadendosi con il tempo, è importante fare quel primo passo, mandare quel messaggio anche se richiede il mettere da parte l’orgoglio e soprattutto incontrarsi, non attraverso uno schermo, ma occhi negli occhi, provando a vivere il reale, non accontentandosi di postarlo.

Se la guardassimo con uno sguardo salesiano, è indubbio che ci si interroga sulle figure adulte o sui punti di riferimento e sulla loro quasi totale assenza.

I protagonisti di Skam e i loro amici si muovono all’interno di case e, più in generale, all’interno di una quotidianità in cui i genitori non compaiono mai, in cui non ci sono professori o guide con cui è possibile confidarsi.

I protagonisti di Skam e i loro amici si muovono all’interno di una quotidianità in cui non c’è quasi mai un riferimento ai desideri del cuore, ai sogni nel cassetto, al proprio Roveto ardente.

Per questo, Skam offre uno spunto per interrogarsi e spingersi ad entrare in punta di piedi nel mondo dei ragazzi e nel cuore per accarezzare quella Skam che li abita, ed essere capaci, con ragione, religione e amorevolezza di dire quella parolina all’orecchio che sia altresì capace di farli sentire amati e di contribuire ad alimentare quel Roveto ardente che li accende e li spinge a colorare il mondo.

Solo così nella corsa verso il cielo “sto soffitto lo sfondiamo”