Secondo giorno triduo a Domenico Savio: il vero fondatore dei Salesiani? Domenico Savio!
Secondo giorno triduo a Domenico Savio: il vero fondatore dei Salesiani? Domenico Savio!

Secondo giorno triduo a Domenico Savio: il vero fondatore dei Salesiani? Domenico Savio!

triduo ds 2Il titolo è provocatorio… ma ha un grande fondo di verità! Domenico era in Oratorio da circa due anni e si rende conto di un enorme potenziale fra i giovani di quella casa! Si è fatto amico dei più grandi e dei più bravi, è un tipo convinto e ha capito che per fare il bene in un oratorio bisogna mettersi insieme fra “i più bravi” e servire gli altri… GLI ANIMATORI!

Allora pensa a creare un gruppo segreto! Non per tutti, ma che fosse a servizio di tutti! La Compagnia dell’Immacolata… da quel gruppo usciranno i primi Salesiani, quelli che tre anni dopo fonderanno la Congregazione con Don Bosco. Il primo a metterli insieme e a dare un regolamento è stato Domenico Savio!

Aveva capito due cose:

  • in un oratorio è necessario differenziare le proposte: e a chi si può chiedere di più (perchè più maturi, più generosi, …) si deve offrire una proposta più alta (nei nostri oratori si offre un cammino adeguato alle esigenze di tutti?)
  • Il bene si deve fare insieme, senza troppi proclami (la Compagnia era segreta!), partendo da una vita spirituale seria.

Il regolamento sembra tosto, ma era molto concreto, e fa capire come Domenico fosse un tipo concreto, che sapeva pretendere dai suoi amici… e che si sapeva scegliere le amicizie!

Compagnia dell’Immacolata

Domenico era diventato molto amico di Michele Rua e Giovanni Cagliero, anche se avevano rispettivamente cinque e quattro anni più di lui. Altri suoi amici erano degli ottimi ragazzi, approdati all’oratorio in quegli anni: Bongiovanni, Durando, Cerruti, Gavio, Massaglia. All’inizio del 1856 i convittori dell’oratorio erano 153: 63 studenti e 90 artigiani.

Nella primavera Domenico ebbe un’idea. Perché non unirsi, tutti i giovani più volenterosi, in una «società segreta», per diventare un gruppo compatto di piccoli apostoli nella massa degli altri? Ne parlò con alcuni. L’idea piacque. Si decise di chiamare la società «Compagnia dell’Immacolata».

Don Bosco diede il suo permesso, ma suggerì di non precipitare le cose. Provassero, stendessero un piccolo regolamento. Poi se ne sarebbe riparlato.

Provarono. Nella prima «adunanza» si decise chi invitare a iscriversi. Pochi, fidati, capaci di tenere il segreto. Si discusse sul nome di Francesia, il giovanissimo professore di lettere, un ragazzone candido, amico di tutti. Fu scartato perché era un gran chiacchierone, e il segreto con lui avrebbe avuto vita breve.

L’assemblea incaricò tre iscritti perché abbozzassero il regolamento: Michele Rua, 19 anni, Giuseppe Bongiovanni, 18 anni, Domenico Savio, 14 anni. Don Bosco afferma però che chi scrisse il testo fu Domenico. Gli altri lo ritoccarono.

Il piccolo regolamento era formato di 21 articoli. I soci si impegnavano a diventare migliori sotto la protezione della Madonna e con l’aiuto di Gesù Eucaristia; ad aiutare don Bosco divenendo, con prudenza e delicatezza, dei piccoli apostoli tra i compagni; a diffondere gioia e serenità attorno a sé.

L’articolo 21, il conclusivo, condensava lo spirito della Compagnia: «Una sincera, filiale, illimitata fiducia in Maria, una tenerezza singolare verso di Lei, una devozione costante ci renderanno superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi verso noi stessi, amorevoli col prossimo ed esatti in tutto».

La Compagnia fu inaugurata l’8 giugno 1856, davanti all’altare della Madonna nella chiesa di S. Francesco. Ognuno promise di essere fedele all’impegno. Quel giorno Domenico aveva realizzato il suo capolavoro.

I soci della Compagnia scelsero di «curare» una categoria di ragazzi che nel loro linguaggio segreto chiamarono «clienti»: gli indisciplinati, quelli che avevano la parolaccia facile e menavano le mani. Ogni socio ne prendeva in consegna uno e gli faceva da «angelo custode» per tutto il tempo necessario a metterlo sulla buona strada. Una seconda categoria di «clienti» erano i nuovi arrivati. Li aiutavano a trascorrere in allegria i primi giorni, quando non conoscevano nessuno, non sapevano giocare, parlavano solo il dialetto del loro paese, avevano nostalgia.


Con la «Compagnia dell’Immacolata», Domenico aveva realizzato il suo capolavoro. Gli rimanevano da vivere soltanto 9 mesi, ma la sua «Compagnia» sarebbe durata più di cent’anni. In tutte le opere fondate dai Salesiani sarebbe diventata un manipolo di ragazzi impegnati e di vocazioni salesiane.

Triduo Domenico Savio

leggiamo il regolamento, dal capitolo XVII della Vita di Domenico scritta da don Bosco…

«Noi Savio Domenico, ecc. (segue il nome di altri compagni) per assicurarci in vita ed in morte il patrocinio della Bea­tissima Vergine Immacolata e per dedicarci intieramente al suo santo servizio, nel giorno 8 del mese di giugno, muniti tutti dei SS. Sacramenti della confessione e co­munione, e risoluti di professar verso la Madre nostra una filiale e costante divo­zione, protestiamo davanti all’altare di Lei e col consenso del nostro spiritual Diret­tore, di voler imitare per quanto lo permet­teranno le nostre forze, Luigi Comollo. Onde ci obblighiamo:

1° Di osservare rigorosamente le regole della casa.

2° Di edificare i compagni ammonen­doli caritatevolmente ed eccitandoli al bene colle parole, ma molto più col buon e­sempio.

3° Di occupare esattamente il tempo. A fine poi dì assicurarci della perseveranza nel tenor di vita, cui intendiamo di obbli­garci, sottomettiamo il seguente regola­mento al nostro Direttore.

  1.  A regola primaria adotteremo una, rigorosa obbedienza ai nostri superiori, cui ci sottomettiamo con una illimitata confi­denza.
  2.  L’adempimento dei proprii doveri sarà nostra prima, e speciale occupazione.
  3.  Carità reciproca unirà i nostri a­nimi, ci farà amare indistintamente i nostri fratelli, i quali con dolcezza ammoniremo, quando apparisce utile una correzione.
  4.  Si sceglierà una mezz’ora nella settimana per convocarci, e dopo l’invoca­zione del S. Spirito, fatta breve lettura spi­rituale, si tratteranno i progressi della Com­pagnia nella divozione e nella virtù.
  5. Separatamente per altro ci ammo­niremo di quei difetti, di cui dobbiamo e­mendarci.
  6. Procureremo di evitare fra noi qua­lunque minimo dispiacere, sopportando con pazienza i compagni e le altre persone mo­leste.
  7.  Non è fissata alcuna preghiera giacché il tempo, che rimane dopo com­piuto il dover nostro, sarà consacrato a quello scopo che parrà, più utile all’ anima nostra.
  8.  Ammettiamo tuttavia queste poche pratiche:
  • 1° La frequenza ai SS. Sacramenti, quanto più sovente ci verrà permesso.
  • 2° Ci accosteremo alla mensa Euca­ristica tutte le domeniche, le feste di pre­cetto, tutte le novene e solennità di Maria SS. e dei Ss. Protettori dell’Oratorio.
  • 3° Nella settimana procureremo di accostarvici al giovedì, eccetto che ne sia­mo distolti da qualche grave occupazione.
  1.  Ogni giorno, specialmente nella recita del Rosario, raccomanderemo a Ma­ria la nostra società, pregandola di otte­nerci la grazia della perseveranza.
  2.  Procureremo di consacrare ogni sabato in onor di Maria qualche pratica speciale od atto di cristiana pietà in onor dell’immacolato suo concepimento.
  3.  Useremo quindi un contegno vie­maggiormente edificante nella preghiera, nelle divote letture, durante i divini uffizi, nello studio e nella scuola.
  4.  Custodiremo colla massima gelosia la santa parola di Dio e ne rianderemo le verità ascoltate.
  5.  Eviteremo qualunque perdita di tempo per assicurare l’animo nostro dalle tentazioni che sogliono fortemente assalirci nell’ozio; perciò:
  6.  Dopo aver soddisfatto agli obbli­ghi che appartengono a ciascun di noi, con­sacreremo le ore rimaste libere in utili occupazioni, come in divote ed istruttive letture o nella preghiera.
  7. La ricreazione è voluta o almeno permessa dopo il cibo, dopo la scuola e dopo lo studio.
  8. Procureremo di manifestare ai no­stri superiori qualunque cosa possa giovare alla nostra morale condotta.
  9.  Procureremo eziandio di fare gran risparmio di quei permessi, che ci vengono largiti dalla bontà dei nostri superiori, im­perciocché una delle nostre mire speciali è certamente un’esatta osservanza delle re­gole della casa, troppo spesso offese dall’abuso di codesti permessi.
  10. Accetteremo dai nostri superiori quello che verrà destinato a nostro ali­mento senza mai movere lamento intorno agli apprestamenti di tavola e distoglieremo anche gli altri dal farlo.
  11. Chi bramerà far parte di questa società, dovrà anzi tutto purgarsi la co­scienza col Sacramento della Confessione e cibarsi alla mensa Eucaristica, dar quindi saggio di sua condotta con una settimana di prova, leggere attentamente queste regole e prometterne esatta osservanza a Dio ed a Maria SS. Immacolata.
  12. Nel giorno di sua ammessione i fratelli si accosteranno alla santa Comunione pregando Sua Divina Maestà di accordare al compagno le virtù della perseveranza, dell’ubbidienza, il vero amor di Dio.
  13. La società è posta sotto gli auspizi dell’Immacolata Concezione, di cui avremo il titolo e porteremo una divota medaglia. Una sincera, figliale, illimitata fiducia in Maria, una tenerezza singolare verso di Lei, una divozione costante ci renderanno supe­riori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risolu­zioni, rigidi verso di noi, amorevoli col nostro prossimo, ed esatti in tutto.

Consigliamo inoltre i fratelli a scrivere i SS. nomi di Gesù e di Maria prima nel cuore e nella mente, poi sui libri e sopra gli oggetti che ci possono cadere sott’occhio.

Il nostro Direttore è pregato di esami­nare queste regole e di manifestarci intorno ad esse il suo giudizio, assicurandolo che noi tutti intieramente dipendiamo dalla sua volontà. Egli potrà far subire a questo re­golamento quelle modificazioni, che gli par­ranno convenienti.