Si fa presto a dire “Faremo tutto a metà” …
Si fa presto a dire “Faremo tutto a metà” …

Si fa presto a dire “Faremo tutto a metà” …

articolo rua

Oggi è la festa di don Rua… e allora tutti ad hastaggare ferocemente #faremotuttoametà #tuttoametà #conDonBosco4ever #gnegnegne

Niente di male, per carità, anche chi scrive lo fa e lo fa spesso… però oggi mi ha preso una specie di “moto di rivolta”… contro la retorica che, a volte (e sottolineo a volte) regna incontrastata nella nostra Famiglia Salesiana… la retorica degli slogan! Non so, credo che tutto sia nato al SYM di Agosto..

riesci a vedere don Bosco in questa foto? Guarda bene…

Anche qui… nulla contro lo slogan in sè… ma guai, GUAI, guai a ripeterlo sempre, meccanicamente, per coprire l’ignoranza, per stilizzare, semplificare, incasellare un aspetto della nostra Spiritualità… e soprattutto per svuotarne, silenziosamente e goccia a goccia, il significato profondo.

Si perchè si fa presto a dire “con don Bosco voglio fare tutto a metà”, in ancora meno tempo, quest’estate, molti di noi hanno strillato ogni dieci minuti “siamo noi don Bosco”… ma che significa questo veramente? Ci pensiamo mai?

“Sì vabè c’eh nel senso che io veramente c’eh don Bosco è nna branda! C’eh davvero per me è fonte di ‘spirazione, c’eh io coi regazzini me ce trovo na cifra” “No cioè a me de don Bosco me piace no svario la ggioia, c’eh sta cosa che lui sognava sempre, era sempre allegro!” “Io con don Bosco faccio tutto a metà perchè ne condivido lo spirito, la voglia di fare il bene, sta cosa che lui peddavero i ggiovani davero ce credeva!”

… esagero… volutamente! Perchè nessuno si senta direttamente citato, e implicitamente un po’ tutti ci si possa ritrovare ridendo sotto i baffi…

CHE SIGNIFICA DAVVERO FARE A METà CON DON BOSCO? Che significa anche semplicemente dire “Io sono don Bosco!”? perchè qui ne va della nostra identità… e della nostra credibilità! E, ancora di più, della profondità e della grandezza del nostro padre comune… Ripeto, lo slogan, la frase, la usiamo tutti e con i ragazzi è anche un ottimo strumento di sintesi per veicolare velocemente messaggi grandi, ma noi, come educatori e innamorati di don Bosco, dobbiamo fermarci ogni tanto a dire: “Ok, io ogni 29 ottobre dico “voglio fare a metà don Bosco”… ma lo sto facendo veramente o mi sto solo riempiendo la bocca?”

Leggiamo dal libro XVII delle Memorie Biografiche

Don Albera, assai preoccupato delle sue condizioni, aderì al suggerimento di chi gli consigliava di chiamargli il dottore Combal, professore all’Università di Montpellier e vera celebrità medica. Si ricorreva a lui da ogni parte d’Europa, financo dalla Prussia. Ricevere l’invito e mettersi in viaggio fu un attimo solo. Dormì la notte in treno, giungendo a Marsiglia il 25 sul fare dell’alba.

 – Sono io Combal, disse il dottore. Mi stimo ben fortunato dì potere in qualche modo rendermi utile a lei e servirla.

– Lei il celebre dottore Combal! Quale fortuna per me poter fare la sua conoscenza!

Il Dottore si alzò, esaminò con attenzione Don Bosco per più di un’ora, lo interrogò, stette alquanto a pensare e non diceva nulla.

 – Ebbene? interrogò Don Bosco.

 – Lei, rispose il medico, ha consumato la vita con troppo lavoro. É un abito logoro, perchè sempre indossato i giorni festivi e i giorni feriali. Per conservare tuttavia quest’abito ancora un po’ di tempo, l’unico mezzo sarebbe di riporlo in guardaroba. Voglio dire che per lei la medicina principale sarebbe l’assoluto riposo.

 – Ed è l’unico rimedio, al quale non posso assoggettarmi, rispose sorridendo il Servo di Dio. Com’è possibile riposare, quando si hanno per le mani tanti affari incominciati?

– Capisco, replicò il medico; eppure come si fa? Almeno almeno dia a’ suoi dipendenti tutto il lavoro che può, e lei si riposi quanto le è possibile. Io non saprei quale altro consiglio darle. Guasti organici non ne trovo; vediamo dunque di rimediare alla sua estrema debolezza generale.

  Pregato di stendere una diagnosi particolareggiata e di prescrivere i rimedi più efficaci, vi si prestò ben volentieri. Ecco la sua relazione.

Le informazioni che mi furono somministrate dal Rev.mo Padre Don Bosco sugli antecedenti ed il risultato delle investigazioni che feci io medesimo ci autorizzano a riconoscere in lui l’esistenza di uno stato morboso al fegato, generale e locale.

1° Una debolezza generale con anemia.

2° Una direzione flussionaria verso la mucosa dell’apparato respiratorio.

3° Un erettrismo nervoso.

4° Forse anche un residuo d’infezione palustre. [58]

B. Elementi locali: 5° Un poco d’irritazione alla mucosa bronchiale, risultante dalla ripetizione dei movimenti flussionarii.

6° Infine un leggero aumento del volume del fegato.

Marsiglia, 25 marzo 1884.  Sottoscritto COMBAL.

E da questo referto non emerge la cecità all’occhio sinistro, la spina dorsale con svariate ernie, le gambe costantemente gonfie, il battito cardiaco incostante, …

Questa è una foto assai fedele del nostro beneamato padre - Don Francesia
Questa è una foto assai fedele del nostro beneamato padre – Don Francesia

Ecco, sarà poco poetico o eccessivo magari… ma fare a metà con don Bosco significa anche questo! E don Rua lo ha davvero sperimentato, quando con don Bosco ha condiviso, prima della gioia dei cortili, il freddo torinese nelle soffitte di Valdocco, lavandosi con la neve; la fame quando non si trovavano i soldi per pagare il panettiere e i chierici mangiavano per ultimi se rimaneva qualcosa; le calunnie che avevano reso don Bosco fra i preti più odiati di Torino (e non era piacevole eh, poca retorica anche qui! la solitudine logorava don Bosco spesso); i debiti sconfinati che il santo si assunse (e don Rua come Rettor Maggiore per prima cosa dovette appianare i tanti debiti che don Bosco gli lasciò, suo malgrado!) Fare a metà con Don Bosco significa spezzarsi in due… c’è poca poesia da farci su!

“Non c’è amore più grande… dare la vita!” (Gv 15) Don Bosco ha fatto questo, ha dato la vita, totalmente, senza calcoli, senza riflettori puntati sopra, senza mediocrità o compromessi. Michele Rua, più cresceva più comprendeva la portata totalizzante della promessa che quel prete, anni addietro, gli aveva fatto, col suo sorriso bonario

Educhiamo i nostri ragazzi a scoprire un don Bosco a 360° gradi: Uomo forte e solido – anche testardo e severo; cristiano fino all’unghia dei piedi – papista fino al midollo; uomo non apprezzato dai suoi contemporanei (o almeno da una gran parte); uomo di fede profonda e concreta; lavoratore instancabile, irrefrenabile, vulcanico; appassionato del Regno di Dio per salvare Anime. 

Fare a metà con don Bosco significa questo… sennò siamo onesti… l’anno prossimo scriviamo “faccio un ottavo con don Bosco, faccio un ventesimo” 🙂 oppure specifichiamo: “Faccio a metà con don Bosco solo per la gioia e la spensieratezza”! … tosta eh? 

Certoooo si fa quel che si può, è l’intenzione che conta, la buona volontà… però, con le buone intenzioni, se non ci si implica radicalmente l’esistenza, il Regno di Dio non si costruisce… e ci si affoga nella retorica salesiana.

(questo articolo è dedicato in primis a chi l’ha scritto… ovviamente!)