Tu lavi i piedi a me?! Dammi il tuo piede, fidati.
Tu lavi i piedi a me?! Dammi il tuo piede, fidati.

Tu lavi i piedi a me?! Dammi il tuo piede, fidati.

giovedi-santo

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. 
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

(Gv 13, 1-15)

Che storia, questa! Questa della lavanda dei piedi, dico. Me lo immagino Gesù che pensava all’organizzazione della festa e diceva tra sé “bene, per prima cosa mangiamo… Sì… Poi chiacchieriamo e poi io li stupisco con effetti speciali!” Perché insomma i piedi, dai. Dimmi tu chi lava i piedi ad un altro, maestro o non maestro. I piedi sono una parte così sporca… Eppure tu lo fai, mah. Chi ti capisce a te.

Perché? Me lo spieghi? Qual è il bisogno di mettersi un grembiule e lavare i piedi? Il servizio? Ho capito, ma non potevi servire in altro modo? Voglio dire, in fondo eravate a cena, potevi servire le portate, apparecchiare, non so. No? Ma poi sono cose mie! C’ho pure una dignità! Ti pare che mi faccio lavare i piedi così, da chiunque?! Nooo! Mi spiace Gesù ma sto giro ha ragione Pietro! Ti dà un’ottima risposta: “Tu non mi laverai mai i piedi!” Mi vergogno, sono stati tutto il giorno nelle scarpe, puzzano, sono brutti i miei piedi, voglio tenerlo nascosti. E poi tu, tu che sei il mio maestro, non puoi abbassarti così, umiliarti in questo modo.

Mentre ti scrivo queste cose, Gesù, mi viene in mente un bambino albanese che come tutti gli altri bambini, nel lontano 2002, giocava a calcio a piedi scalzi tra le pietre per non rovinare le scarpe. Non rovinava le scarpe ma tagliava i piedi. Io volevo medicare la sua ferita e lui scappava. Finché mi disse come Pietro a te, e come me a te, “tu non mi tocchi i piedi, sporchi”. Io non ho pensato a te, allora. Mi vieni in mente oggi. Mi viene in mente che ho sorriso e l’ho convinto. Che ho provato tenerezza. Anche tu hai provato tenerezza per Pietro? E per me? Forse no. Perché lui era un bambino, noi siamo adulti, io e Pietro. E non siamo per niente umili. Perché ci vuole la stessa umiltà nell’accettare il lavaggio che nel farlo. L’umiltà di mettersi a nudo, di mettere tra le tue mani una parte che nascondiamo anche a noi stessi, a volte. O che se non vogliamo guardare, ci basta non guardare giù.

Ma tu sei furbo e ci cogli sul vivo, a me e a Pietro. Ci dici “se non ti laverò i piedi non avrai parte con me.” E ma non vale, pero! Io ti avrei detto così. Pietro, invece, cerca di fare la risposta giusta, sempre. Il mio idolo! Il secchione della classe, il primo del catechismo! Ma non lo giudicare male, povero. Lo fa per compiacerti, perché ti vuole veramente bene e cerca tutte le volte di far fronte alle sue fragilità umane. Io me lo immagino tutte le volte pensare “stavolta ce la faccio! Sì stavolta becco la risposta, stavolta farò la cosa giusta” e poi immancabilmente cade. È fragile Pietro, come tutti noi. Non giudicare male lui quando ti dice “allora non solo i piedi” e non giudicare male noi. Anche perché niente, non ce l’ha fatta manco stavolta. Ma pure tu, però! Non gliene lasci passare una… “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro.” Che è sta storia del bagno mo? Comunque lo vedi che ho ragione io, che è una parte sporca? Sporca come noi che sì vabbè ogni tanto ci facciamo il bagno, magari pure spesso eh, ma c’è sempre una piccola parte che tralasciamo…

E forse è proprio questo il punto, vero Gesù? Tu vuoi renderci puri lavando anche le macchie che cerchiamo di non guardare, che teniamo nascoste a tutti. Anche alla nostra coscienza. Non serve il capo, non servono le cose che possiamo correggere da soli con un bagno. Serve che ci aiuti là dove noi non riusciamo. E quando dici a Pietro che lui ora non capisce ma dopo capirà, mi piace pensare che stai alludendo a tutte le volte in cui da solo non ce la farà, in cui cadrà. A tutte le volte belle quali gli servirà aiuto. Perché c’è poco da fare: per fare le cose per bene serve aiuto, quasi sempre.